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Saldi in Italia: vademecum e stime 2013

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 3 Gennaio 2013
Aggiornato 4 Gennaio 2013 14:13

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Associazioni di imprese e consumatori propongono consigli e stime per la stagione invernale dei saldi 2013.

In tempi di crisi, i saldi invernali 2013 rappresentano una speranza per le imprese del commercio: in Basilicata, Campania e Sicilia saldi al via il 2 gennaio, mentre in tutte le altre regioni si parte il 5 gennaio. Fa eccezione la provincia di Trento, dove i negozianti fisseranno liberamente il periodo di sconti di fine stagione.

Per i commercianti si tratta di un importante appuntamento che potrebbe permettere di intascare in media circa 359 euro a famiglia solo per quanto riguarda capi d’abbigliamento ed accessori, secondo le ultime stime elaborate da Confcommercio, per un totale di di 5,6 miliardi (pari al 18% del fatturato annuo del comparto).

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Il Condacons stima tuttavia un calo degli acquisti pari al -15% rispetto al 2012 e del 50,2% rispetto a quattro anni fa, per una spesa media a famiglia di 224 euro e la partecipazione ai saldi invernali solo del 40% delle famiglie.

Stime ancora peggiori arrivano da Federconsumatori e Adusbef: il 2013 non sarà decisamente un anno d’oro per i saldi invernali, ogni famiglia spenderà in media 219 euro, pari al -18,8% rispetto al 2012.

La motivazione è che «le famiglie, dopo il Natale e le scadenze di fine anno, hanno esaurito il proprio budget a disposizione per le spese extra, quindi saranno pochissimi coloro che si apprestano ad approfittare dei saldi».

Per le due Associazioni, quindi, le stime diffuse da Confcommercio «sono troppo positive e purtroppo non avranno riscontro nella realtà».

Vademecum dei saldi invernali

Per attrarre il maggior numero di clienti e sfruttare al meglio la stagione degli sconti è bene seguire determinate regole. Ecco la guida Confcommercio ai saldi di fine stagione:

  • cambiare un prodotto in saldo è un’opzione lasciata alla discrezionalità del negoziante, ma diventa un obbligo in caso di merce danneggiata o non conforme (art. 1519 ter cod. civile introdotto da D.L.vo n. 24/2002), è possibile anche procedere con la riparazione o sostituzione del capo, con un ulteriore ribasso del prezzo o restituzione dell’intero importo pagato;
  • provare i capi è a discrezione del negoziante;
  • pagare con carta di credito non può essere negato se nel negozio si espone il relativo adesivo;
  • la merce da mettere in saldo è quella a carattere stagionale o di moda (che subirebbe un deprezzamento maggiore se venduta in ritardo) ma anche quella della stagione in corso;
  • trasparenza dei prezzi esposti, i negozianti sono obbligati ad indicare prezzo normale di vendita, sconto e prezzo finale.