Tra i punti chiave sui quali i candidati si batteranno alle prossime elezioni politiche 2013 ci sono temi caldi come fiscalità, tasse per imprese e costo del lavoro, con la consapevolezza che gli Italiani hanno bisogno di certezze.
La fiducia di imprese e lavoratori vacilla da troppo tempo e le manovre del governo Monti non hanno inciso positivamente da questo punto di vista.
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Berlusconi: credito e IMU
L’ex premier Silvio Berlusconi ha deciso di battere proprio su questo punto: se vincerà la sua coalizione, «l’attenzione del Governo sarà sulle imprese per snellire i vincoli che la burocrazia pone e per arrivare ad un patto tra le imprese e le banche con la garanzia del Governo per avere un credito alle aziende».
Berlusconi mira poi a sedurre i cittadini con l’abolizione IMU prima casa, «per noi la casa è sacra e non si devono metter imposte su di essa. Avevamo già abolito l’ICI nel primo consiglio del 2008. Si tratta di quattro miliardi circa ma abbiamo previsto un disegno di legge per tassare alcuni prodotti, tra cui i giochi» per compensare il mancato gettito IMU.
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Monti: pressione fiscale
Per Berlusconi il premier uscente Mario Monti ha perso credibilità: «era stato messo a guida di un governo tecnico con una promessa. Aveva detto che non avrebbe approfittato della promozione, lo aveva promesso a tutti gli Italiani», mentre ora appare evidente che non sarà così. E così come non ha mantenuto questa promessa, secondo Berlusconi, Monti non manterrà neanche quella di ridurre la pressione fiscale su imprese e lavoro.
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«Il rapporto tra fisco e contribuente è arrivato a limiti di violenza e da molti è considerano uno Stato di polizia tributaria, c’è un regime di terrore si arriva all’estorsione e la situazione è tale che aggiunta a quella dell’imposizione di pagare fino a 999 euro e non oltre in contanti ha portato ad una situazione drammatica di intere categorie», continua Berlusconi.
Riguardo al tema dell’evasione fiscale, Berlusconi precisa che questa non deve essere accettata, però è inevitabile che «quando lo Stato chiede troppo e il cittadino sente che c’è una disparità tra quanto dà e quanto riceve, in lui nascono delle giustificazioni se per caso si mette ad eludere».
Da premier a leader
Tutto questo è necessario combattere lo «stato di preoccupazione, ansia e paura verso il futuro che ha determinato un aggravamento della situazione economica generale» e che è cresciuto negli ultimi mesi quando al governo c’era Mario Monti. Ma per Berlusconi non è Monti il vero rivale da battere, bensì Pier Luigi Bersani.
«Non è detto che io debba per forza essere il presidente del Consiglio. La legge dice che i partiti devono indicare il leader della coalizione: il premier sarà indicato successivamente, e sarà scelto dal Presidente della Repubblica», ha ricordato Berlusconi dichiarandosi pronto ad accettare le decisioni del proprio partito, il Popolo della Libertà.
Berlusconi ha infine aggiunto che «tra le persone nuove stiamo cercando un rappresentante per ogni categoria» e che «tutti i candidati dovranno sottoscrivere un patto: primo, non più di due legislature; secondo, 50% in meno di emolumenti ai parlamentari; terzo, dimezzamento del numero dei parlamentari».