L’accordo sulla produttività necessario per sbloccare le risorse stanziate dal Ddl Stabilità (circa 2 miliardi di euro) – con riferimento alla riforma dei contratti di lavoro – si è arenato sul no della Cgil, al documento in 7 punti proposto dalle associazioni imprenditoriali.
La Uil ha finito per firmare sulla scia di Cisl e Ugl, ma con una condizione: il placet dipende dalla decisione del Governo di rendere strutturale la detassazione dei premi di produttività, applicando un’imposta, sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali al 10% sui redditi da lavoro dipendente fino a 40mila euro lordi annui», ha dichiaratto il segretario Luigi Angeletti:
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Senza l’attuazione di questa premessa l’accordo non può avere senso, secondo il sindacato, perché non riuscirebbe a dare quel contributo alla crescita della produttività e della competitività in Italia per il quale è stato messo a punto.
Il Governo non ha commentato ma si è limitato a intervenire sulla trattativa per affrettare i tempi: il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera auspica il veloce raggiungimento dell’accordo sul documento intitolato “Linee programmatiche per la crescita della produttività e della competitività in Italia”:
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La posizione della Cgil
Diversa la posizione della Cgil per la quale il testo presentato da Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese e Alleanza Coop non è condivisibile. Il segretario generale Susanna Camusso scrive nella lettera inviata alle controparti che «la Cgil considera non esaurito il confronto, in particolare sul salario, sulla democrazia e sulle normative contrattuali».
Questi mesi di trattative hanno ben fruttato e hanno portato ad un avanzamento nella difesa della condizione delle persone, spiega il sindacato, ma nel testo vi sono ancora elementi non condivisibili «e, proprio per questo, il negoziato merita la prosecuzione».
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La Cgil ha poi chiarito che tra le condizioni nessarie perché l’accordo sulla produttività possa essere siglato è che la Fiom venga riammessa al tavolo della trattativa sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici, e quindi che venga riaperta la questione della rappresentanza. In più vanno apportate modifiche alle misure contro il demansionamento.
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