Presentata dal mondo delle imprese al Governo la bozza del Patto per l’Italia, l’Europa e l’Euro nella quale si palesa l’esigenza di introdurre nuove riforme strutturali che consolidino credibilità e competitività, altrimenti il Paese rischia di diventare «il punto di rottura dell’Unione economica e monetaria».
Incentivi alle imprese
Ad esempio, la spending review dovrebbe diventare prassi periodica, affiancata da una ridefinizione organica del ruolo «del settore pubblico nella produzione di servizi, a livello nazionale e locale».
Ma alle riforme del governo per il pareggio di bilancio bisogna ora accostare una riduzione di tasse e cuneo fiscale e contributivo, oltre a semplificare la burocrazia e rendere più efficiente la macchina giudiziaria.
Bisognerebbe poi «collegare strettamente incrementi retributivi e di produttività rafforzando e rendendo strutturale la detassazione delle erogazioni per premi e straordinari» e creare un ambiente favorevole allo sviluppo delle imprese, rimuovendo i fattori che ostacolano la concorrenza. Innovazione e produttività, infatti, sono le chiavi per il rilancio della crescita.
Infrastrutture ed Energia
Da non trascurare poi l’aspetto comunitario, con una pianificazione infrastrutturale integrata con quella per le reti nazionali e internazionali. Secondo le imprese bisognerebbe «implementare un piano pluriennale europeo di infrastrutture, anche grazie all’ausilio di project bonds e investimenti della BEI», per favorire un efficace utilizzo delle risorse UE per lo sviluppo, a partire dai fondi strutturali europei». Su questo fronte servirebbe «una robusta accelerazione» nel loro utilizzo «ed una loro eventuale riprogrammazione».
Fondamentale sarebbe poi riuscire a «definire una politica energetica europea di lunga durata che garantisca prezzi ragionevoli e sicurezza degli approvvigionamenti».
Unione fiscale e bancaria
Le imprese sottolineano la necessità di realizzare una vera Unione politica e fiscale, in un’ottica di vera entità federale «che superi l’euroburocrazia e sia in grado di assumere una dimensione politica e una capacità di attuare una strategia di riforme di lungo corso».
Andrebbero poi velocizzati i tempi per la messa in opera dello scudo anti-spread, rafforzandolo mediante «la concessione al nuovo Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) della licenza bancaria e lasciando alle discrezionalità di autorità indipendenti la scelta di utilizzarlo o meno».
E per evitare che, con l’aumento degli spread e dei tassi di rifinanziamento, gli sforzi di risanamento siano vanificati servirebbe «una garanzia mutualistica su una determinata percentuale del debito pubblico esistente» volta ad aumentare «la sostenibilità delle finanze pubbliche dei singoli Stati e i Paesi colpiti dalla speculazione finanziaria». In sostanza si chiede di «realizzare tempestivamente l’Unione bancaria sulla base di tre pilastri: