A poco più di un mese dal terzo anniversario del terremoto de L’Aquila la terra torna a tremare e a scuotere l’Italia, stavolta nell’Emilia Romagna, più in particolare Modena, Ferrara e Bologna.
Anche in questo caso ammontano a centinaia di migliaia di euro i danni che hanno subito le imprese, al di là delle perdite umane che questa volta hanno visto coinvolti per la maggioranza lavoratori, impegnati nelle industrie a ciclo continuo e investiti dal crollo dei capannoni.
Tra le più penalizzate dal terremoto emiliano ci sono le imprese agricole, di cui il territorio è ricco, e il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, ha sottolineato che, come tre anni, «ora è il momento di concentrare ogni sforzo sull’assistenza. Poi verrà la fase della ricostruzione. Ed è evidente che questo problema non riguarda solo i cittadini, i Comuni, le Province, la Regione colpiti. Ma tutto il Paese».
Oltre alla popolazione, però, è necessario pensare anche alle imprese, per non lasciare le famiglie senza sostentamento. «Noi censiremo le realtà produttive per individuare quelle che non sono nelle condizioni di ripartire immediatamente. Il decreto del Governo prevede per loro la sospensione del pagamento dei tributi e degli oneri previdenziali. Quanto alla Regione, attiverà gli ammortizzatori in deroga e la cassa integrazione straordinaria, così da non creare per i lavoratori colpiti un’emergenza nell’emergenza. Solo dopo, in una seconda fase, si potrà affrontare il tema della ricostruzione», ha ribadito Errani.
Intanto arrivano le prime stime sull’entità dei danni subiti dalle imprese. C’è ad esempio il noto Consorzio Grana Padano che parla di 250milioni di euro, per colpa delle 400mila andate perse e rovinate sotto i numerosi capannoni danneggiati dal terremoto.
La scossa fortissima ha «compromesso gravemente le strutture di numerosi magazzini insieme a diverse migliaia di tonnellate di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, che verranno mandate in fusione. Un danno pesantissimo che, però, non ha provocato alcuna vittima. Ci rimboccheremo le maniche e cominceremo subito a lavorare per ripristinare la situazione quanto prima, con il consueto spirito costruttivo e collaborativo che ci appartiene» ha dichiarato il direttore generale del Consorzio, Stefano Berni.
E proprio da Berni arriva l’appello alla Pubblica Amministrazione a nome di tutte le aziende emiliane «affinché tenga in dovuta considerazione quanto accaduto e ponga in essere quanto in suo potere e di sua competenza, con la necessaria sollecitudine, per consentire una rapida ripresa della normalità».
E così per numerose imprese agricole, la stessa Coldiretti ha sottolineato come nelle «campagne dell’area interessata dall’epicentro del sisma si sono verificati decine di crolli negli edifici rurali con case, stalle, fienili, macchinari e serre lesionati e danni previsti per milioni di euro».
Ma una stima più precisa per ora è impossibile, si va dagli impianti fotovoltaici danneggiati, ai capannoni crollati, ai ricoveri per macchinari e animali, a loro volta coinvolti nell’allarme terremoto. Numerosi gli allevamenti di animali da latte che rischiano pesantissime perdite economiche a causa del sisma, si parla di almeno 50 milioni di euro. Danni che non sono solo legati ai crolli del sisma stesso ma anche dal trauma subito dagli animali, che potrebbe compromettere la produzione di latte.
Il presidente nazionale di Confagricoltura, Mario Guidi, che era nelle zone terremotate al momento del sisma ha commentato la vicenda affermando che «in questa terribile tragedia umana è ancora troppo presto per dare un’esatta valutazione delle conseguenze, comunque molto gravi, per l’agricoltura di una delle zone più vocate d’Italia. Come per le abitazioni e gli edifici monumentali le scosse non hanno colpito uniformemente un’area, ma si sono concentrate in alcuni punti e dove questo è avvenuto le aziende agricole sono state praticamente distrutte. Nel crollo di rimesse, fienili, capannoni sono andati perduti bestiame, macchinari agricoli, attrezzature, fertilizzanti e tutto quanto è indispensabile all’attività aziendale».
E per questo «serve un atto di solidarietà nazionale per queste zone così duramente colpite e per un’agricoltura che di questa terra è tra le principali risorse, serve un intervento dello Stato, ad esempio con una moratoria fiscale a partire dall’IMU. Sarà importantissima anche un’azione mirata del sistema bancario, perché le imprese che hanno visto andare perduto il loro patrimonio di beni strumentali possano ripartire».