Per il rilancio della crescita economica in Europa, al vaglio della Commissione UE c’è dal 2010 quello che oggi è stato ribattezzato come il piano Marshall anti-crisi. Nulla di nuovo in realtà, come ha prontamente risposto la UE alle indiscrezioni apparse su El Paìs: «sembra che solo oggi scoprano che c’è un piano europeo per la crescita».
Secondo quanto sosteneva El Paìs citando fonti da Bruxelles, il piano straordinario di rilancio sarebbe stato presentato dal presidente del Consiglio UE Herman van Rompuy al vertice con primi ministri UE e capi di Stato (in vista del Summit del 28-29 Giugno) e avrebbe riguardato i paesi europei più colpiti dalla crisi. Secondo quanto precisato invece da Bruxelles, «il piano c’è e si chiama Europa 2020, firmato nel 2010 da tutti i Paesi Membri».
Secondo le indiscrezioni poi smentite, si parlerebbe di 200 miliardi di euro in finanziamenti, con investimenti pubblici e privati in infrastrutture, energie rinnovabili e tecnologie avanzate. Ma da Bruxelles fanno sapere che tali numeri sono per ora pura speculazione.
La Commissione Ue, in realtà, ha indicato nell’aumento di capitale di 10 miliardi della BCE la strada per avviare l’operazione project-bond che, assieme all’uso dei fondi europei disponibili potrebbe mobilitare investimenti per circa 180 miliardi. Due le strade percorribili:
- ricapitalizzazione BCE di 10 miliardi
- strumenti finanziari ad hoc ( garanzie, eurobond…)
In base a Europa 2020, si prevedono investimenti per 3,5 miliardi di euro in project bond, volti a reperire investimenti privati da dirottare verso opere infrastrutturali. «Molto presto vedremo i primi project bond», ha spiegato la portavoce della Commissione UE, Pia Ahrenkilde Hansen. «Sapremo attirare capitale e dare forte impulso alla crescita».
Sempre secondo El Paìs la Commissione Europea avrebbe potuto anche fare ricorso ai 12 miliardi ancora a disposizione nell’ambito dell’EFSM (Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria) per avviare operazioni volte ad attrarre fondi privati utili a erogare garanzie per progetti infrastrutturali pubblici-privati. Questa parte del piano è stata smentita dalla Commissione Europea, secondo cui non ci sono piani in vista per rinforzare la BEI con il residuo di 12 miliardi di euro dal Fondo Salva Stati: «non abbiamo visto nulla, né abbiamo sentito nulla al riguardo».
La UE sembra comunque pronta a cavalcare il vento del cambiamento che spira dopo gli anni dell’austerity tedesca e a dare vita al Patto per la crescita (o anche Agenda per la crescita, così come l’ha definita il cancelliere Merkel).
Un programma in linea con le posizioni del candidato alla presidenza francese François Hollande – che nella sua campagna ha dichiarato esplicitamente di voler fare ricorso alla BEI come strategia di crescita – e sempre meno distanti da quelle di Angela Merkel, che ha parimenti auspicato un utilizzo maggiore dei fondi europei esprimendo apprezzamento per le potenzialità ed il ruolo della BEI nelle strategie per la crescita.
Fonte: El Paìs