Mentre il Fondo Monetario Internazionale (FMI) annuncia che il pareggio di bilancio in Italia non ci sarà se non dopo il 2017, anche se la ripresa economica partirà già nel 2013, in Senato passa in via definitiva il ddl costituzionale che inserisce il principio in Costituzione.
Il Ddl sul pareggio di bilancio in Costituzione è legge, essendo già stato approvato in prima deliberazione dai due rami del Parlamento e in seconda deliberazione dalla Camera e ora al Senato con l’ultima lettura prevista dall’articolo 138 della Carta. I voti a favore sono stati 235, i contrari 11 e gli astenuti 34.
Questo significa che non si torna indietro, perché il raggiungimento del quorum di due terzi degli aventi diritto (321) impedisce qualsiasi ricorso al referendum confermativo.
Per il premier Mario Monti si tratta di un «voto importante: bisognava esserci, e io c’ero», lo ha dichiarato a margine della votazione sul ddl costituzionale.
Dunque l’articolo 81 della Costituzione riformulato ora recita che «lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali». E tra queste vengono individuate «gravi recessioni economiche, crisi finanziarie, gravi calamità naturali».
In più all’articolo 97 della Carta viene stabilito che le «pubbliche amministrazioni in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità dl debito pubblico» e all’articolo 119 lascia a Comuni, Province, città metropolitane e Regioni autonomia finanziaria di entrata e di spesa «nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci e concorrono ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari dovuti all’ordinamento dell’Unione europea».