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Fisco, credito e pagamenti: le piaghe delle PMI

di Francesca Vinciarelli

4 Aprile 2012 10:17

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Pressione fiscale, accesso al credito e ritardo nei pagamenti dalla PA stanno penalizzando la competitività e la crescita delle PMI italiane: l'allarme di Confesercenti e Confindustria.

Le imprese hanno bisogno di attenzione da parte del Governo: per Confesercenti e Confindustria servono misure concrete per ridurre la pressione fiscale, ma anche per agevolare l’accesso al credito e risolvere l’annoso problema del ritardo nei pagamenti dalla PA.

Negli ultimi tre anni,  infatti, 330mila realtà imprenditoriali sono state costrette alla chiusura e centinaia di migliaia di imprenditori sono ricorsi agli usurai.

Pressione fiscale

A lanciare l’allarme è il presidente nazionale di Confesercenti, Marco Venturi: «il governo Monti potrebbe dare un segnale ridimensionando gli interventi fatti, perché ci sono cose che pesano troppo sulle imprese e che rischiano di spingere alla chiusura. Esprimiamo dunque un giudizio di forte preoccupazione soprattutto per le norme di carattere fiscale sulle quali bisognerebbe riflettere con più attenzione».

Invece di ridurre la pressione fiscale a carico delle imprese, il Governo prevede per ottobre un aumento dell’IVA di ulteriori due punti.
Bisognerebbe piuttosto «fare un passo in avanti diverso, agendo sulla spesa pubblica, cosa che ancora non si è vista nonostante le numerose sollecitazioni. Chiudere le imprese significa minore ricchezza per il Paese e su questo noi abbiamo chiesto a Monti maggiore attenzione».

Ache alle banche è stato chiesto «di essere più aperte e disponibili e abbiamo messo in campo i Confidi, ma contro la crisi è necessario che le istituzioni, dallo Stato a quelle locali, siano in prima linea».

Ritardo nei pagamenti dalla PA

A questi problemi si aggiungono quelli sottolineati da Confindustria, che ricorda come le imprese siano oppresse dalla stretta al credito e dal problema dei ritardi nei pagamenti dalla PA.

Emma Marcegaglia e il nuovo presidente Giorgio Squinzi ricordano i dati: la PA in Italia paga dopo 180 giorni, un confronto impietoso con la media tedesca di 35 giorni. In più il dato italiano del 2011 è peggiorato rispetto al 2009 quando per ottenere un pagamento dalla PA le aziende aspettavano 128 giorni.

«In altre economie avviene il contrario: i tempi di pagamento della PA si sono ridotti in Francia a 64 giorni (da 70), in Germania a35 giorni (da 40)» sottolinea Elio Schettino, direttore Area Finanza e Welfare della confederazione degli industriali.

Anche i pagamenti tra imprese non vivono una sorte migliore: i tempi sono aumentati dagli 88 giorni del 2009 ai 103 del 2011.

Accesso al credito

E a tutto ciò si aggiunge il problema dell’accesso al credito, secondo i dati di Bankitalia «i prestiti alle imprese in Italia si sono ridotti a gennaio dello 0,1%» dopo una contrazione del -1% a dicembre e del -2% a novembre.

Contrazione alla quale «si aggiunge un elevato livello del costo del credito. Il tasso di interesse pagato per i prestiti bancari dalle imprese italiane è salito rapidamente nel 2011, attestandosi in media al 4,1% a gennaio 2012, quasi un punto in più rispetto al 3,2% del giugno 2011».

Senza considerare «un problema di trasparenza e comparabilità sulle commissioni nonché della loro entità che può incidere in modo significativo sul costo finale del credito».

Così anche Confindustria lancia il proprio allarme: «il perdurare di questa situazione suscita forti preoccupazioni la carenza di credito è uno dei principali fattori di freno alle imprese italiane: oltre ad ostacolarne l’attività, ne penalizza la competitività rispetto alle aziende straniere e in particolare a quelle tedesche. Ma la restrizione del credito è meno forte anche in Spagna».