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Crisi: Monti, niente manovra finanziaria 2012 in Italia

di Francesca Vinciarelli

4 Aprile 2012 10:11

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Il premier Monti conferma: nessuna nuova manovra finanziaria per il Paese, in risposta ai dati in chiaroscuro dello studio attribuito alla Commissione UE sul bilancio in Italia.

Per il presidente del Consiglio italiano, Mario Monti, l’Italia è solida e non ha bisogno di nuove manovre finanziarie, i sacrifici chiesti agli Italiani sono più che sufficienti a garantire la ripresa economica del Paese.

Per il premier anche la situazione generale dell’Eurozona è positiva e in ripresa dalla crisi economica. Insomma né Italia, né Europa hanno bisogno di nuove austerity.

È la risposta allo studio elaborato dalla Commissione UE, diffuso dal Financial Times (ma non confermato da Bruxelles) che dedica quattro pagine all’Italia, o meglio a «la situazione di bilancio in Italia», rivelando  che i risultati ottenuti dal nostro Paese sono «chiaramente di rilievo» ma che l’Italia potrebbe essere costretta «tagliare ancora».

Le misure di risanamento finanziario messe in campo a partire da maggio 2010 ammontano a 100 miliardi di euro, pari al 7% del Pil, e le ultime misure fanno ben sperare per il raggiungimento dell’obiettivo di pareggio del bilancio entro il 2013.

Il risultato è stato una riconquista graduale della fiducia dei mercati.

Tuttavia il pericolo non è ancora del tutto scampato: «l’obiettivo dell’Italia di centrare gli obiettivi di bilancio potrebbe essere messo a rischio dallo scenario di crescita depressa e da tassi d’interesse relativamente alti» sottolineerebbe la Commissione UE, il Governo dovrebbe «essere pronto a evitare ogni ritardo nell’esecuzione delle misure e intraprendere ulteriori azioni se necessario».

Ma per Monti queste non sono necessarie e come già fatto qualche tempo fa il premier ribadisce: non ci saranno manovre correttive.

E anche per il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, «con l’austerità non si cresce, al contrario, dobbiamo mettere in moto tutte quelle operazioni per fare in modo che dopo aver messo in ordine i conti ci sia anche crescita dell’economia e dell’occupazione».