Le Pmi del settore dell’edilizia sono tra le più colpite dalla crisi economica: 300mila i posti di lavoro persi nel comparto. Le imprese non riescono più a mantenere i livelli occupazionali pre-crisi, e pur di rimanere a galla stanno facendo sempre più ricorso al lavoro in nero.
Tra le soluzioni individuate: modifiche alla riforma delle pensioni, estensione degli ammortizzatori sociali e l’obbligo del DURC ai lavori privati.
A fronte di questo disagio e dell’aumento dell’illegalità e dell’irregolarità del lavoro, i sindacati del comparto dell’edilizia (Feneal-Uil, Cgil-Fillea e Filca-Cisl) hanno redatto un documento che da il via ad una piattaforma volta al rilancio e alla valorizzazione del settore, andando a risolvere gli attuali «limiti di un modello basato sull’aggressione al territorio e i vincoli che l’insufficienza del sistema infrastrutturale pone allo sviluppo complessivo del Paese».
Per dare un impulso concreto al comparto dell’edilizia e allo sviluppo equo e sostenibile dell’intero Paese, è necessario apportare delle modifiche alla riforma delle pensioni, perché così come è stata pensata non tiene conto che quelli del settore dell’edilizia sono spesso lavori usuranti, che pongono i soggetti di fronte ad aspettative di vita e di permanenza sul lavoro più basse della media.
Necessaria anche una revisione/estensione degli ammortizzatori sociali per tutelare i lavoratori dell’edilizia, penalizzati rispetto ad altri settori industriali e, per combattere l’irregolarità diffusa nel settore, dell’obbligo del Durc ai lavori privati.
Per far conoscere la propria posizione i sindacati hanno indetto una manifestazione nazionale per il 3 marzo a Roma.