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Riforma ICE: polemica su nuova Agenzia per la promozione all’estero

di Alessandro Vinciarelli

12 Dicembre 2011 10:30

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Soppressione ICE: la nuova Agenzia introdotta nella manovra finanziaria Monti non ripristina i servizi dell'Istituto per il Commercio Estero, e non garantisce uno strumento pubblico di sostegno all’internazionalizzazione.

ICE e internazionalizzazione delle imprese italiana ancora nell’occhio del ciclone: non è bastata la dichiarazione del neo Ministro dello Sviluppo Corrado Passera a margine di quanto fatto nella nuova manovra finanziaria per provvedere all’errore della manovra estiva, che aveva sancito la  soppressione dell’Istituto per il Commercio Estero: «abbiamo ricreato l’ICE per coordinare tutte le entità per le nostre imprese all’estero» per mettere a tacere imprese e associazioni imprenditoriali.

Nessuna rinascita ICE

Secondo i sindacati, Passera vanta una “rinascita dell’ICE” che in realtà non è stata realmente messa in pratica, perché il nuovo Ente previsto dal decreto Monti, ossia l’Agenzia per la promozione all’estero, non sarebbe minimamente paragonabile all’Istituto che in questi anni ha sostenuto con successo centinaia di progetti di internazionalizzazione delle imprese italiane.

Internazionalizzazione

Quella della manovra finanziaria Monti è un’Agenzia caratterizzata da ruolo, funzioni e risorse non solo differenti ma ritenute da Cgil e Uil «assolutamente insufficienti a garantire al Sistema Paese un efficiente strumento pubblico di sostegno all’internazionalizzazione».

Fondamentalmente, il nuovo Ente non prevede funzioni importanti come formazione e studi, oltre a presentarsi ridotta nel personale e nelle reti.

Aiutare concretamente le imprese, anche Pmi, a crescere sui mercati esteri significa invece dare nuova linfa vitale al sistema economico dell’intero Paese ma quella delineata dal Governo Monti non sembra essere la giusta via.

Bisognerebbe fare come gli altri Paesi, i quali al contrario stanno rafforzando le loro Trade Promotion Organization, «riconoscendo appieno il ruolo anticiclico dell’internazionalizzazione, in un momento economico in cui le poche speranze di aumento del PIL sono quasi esclusivamente collegate alla crescita della componente estera della domanda».