Come ogni eccesso, l’inflazione troppo bassa è in grado di causare non pochi danni all’economia, al pari dell’inflazione troppo alta. Se da una parte è vero che l’inflazione bassa può risultare positiva per l’economia, perché tra l’altro aumenta il potere di acquisto delle famiglie, e che essa può favorire i risparmiatori per via dei tassi di interesse favorevoli (quelli a tasso variabile), dall’altra va ricordato che se l’inflazione diventa troppo bassa, questa situazione può precedere e addirittura causare una deflazione.
L’ideale, secondo gli esperti della BCE (Banca Centrale Europea), sarebbe portare l’inflazione sul livello del 2%, ovvero tenerla sotto il 2% ma avvicinandosi nel medio periodo. Anche i Governi generalmente puntano ad un’inflazione intorno al 2% all’anno ritenendola un’inflazione vantaggiosa perché sufficientemente bassa da stimolare i consumatori ad acquistare beni e servizi, nonché prendere prestiti e finanziamenti, essendo di solito i periodi di bassa inflazione sono caratterizzati da tassi di interesse bassi.
Scendere al di sotto di questo livello tuttavia può essere pericoloso, poiché inflazione troppo bassa significa crisi e questa comporta quasi inevitabilmente una rimodulazione dei salari ed un aumento della disoccupazione. Una possibile conseguenza di un tasso di inflazione troppo basso è ad esempio una più difficile restituzione del dovuto (prestito più interessi) da parte dei debitori, in difficoltà di liquidità a causa delle crisi, e questo è tanto più vero quando ad essere indebitati sono i Paesi.
Una situazione prolungata di bassa inflazione è indice di una continua debolezza dell’economia e situazioni di disinflazione sono particolarmente pericolose soprattutto in Paesi come il nostro, visto che l’Italia è un Paese ad alto debito.
In sostanza, quindi, da una parte l’inflazione bassa può essere vantaggiosa aumentando il potere di acquisto e agevolando i risparmiatori, dall’altra se diventa troppo bassa può causare una riduzione della produzione e quindi dell’occupazione diventando una campanello di allarme di squilibri del mercato, nonché di un’economia (e un Paese) in difficoltà.