Presentato in occasione del Digital Italy Summit 2017, il Rapporto annuale “DIGITAL ITALY 2017: Il Digitale e la forza del nostro Paese, delle sue Imprese e dei suoi Territori” proposto da The Innovation Group, che dimostra come il digitale sia un elemento di forte traino per il Made in Italy e come il suo ruolo nel definire e nel promuovere l’economia del Paese stia crescendo in maniera importante.
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TIG stima che per il 2017 il mercato ICT raggiunga un valore di 55,1 miliardi di euro, con un tasso di crescita del +2,4% rispetto all’anno precedente (mercato IT +3,8% e mercato delle TLC +1,6%). L’Information Technology – con un valore stimato nel 2017 di 20,9 miliardi di euro – cresce soprattutto grazie al cloud computing (circa 1,8 miliardi, +16,4% rispetto al 2016) alle soluzioni di Business Intelligence e Business Analytics (pari a 779 milioni, +9,6%). Il mercato TLC – pari a 34,2 miliardi – cresce dal canto suo soprattutto grazie agli investimenti nelle reti NGA (Next Generation Access), che compensano ampiamente il calo nella spesa per servizi voce e dati (fissi e mobili).
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Tra le leve di maggiore impatto sulla crescita del Made in Italy in ottica di globalizzazione si segnalano:
- lo smart manufacturing per il rilancio dell’industria manifatturiera che, in Italia, tra il 2007 e il 2013 ha visto scendere il proprio peso nella creazione di valore aggiunto dal 17,7% al 15,5% del totale, valori adesso in crescita, ma ancora al di sotto di quelli del 2007. A sostenere le imprese manifatturiere italiane nelle nuove sfide della competizione globale il piano politica industriale digitale del MiSE, incentivando gli investimenti privati in tecnologie abilitanti l’Industria 4.0. Grande fermento si registra in tema di investimenti legati all’Internet of Things: il 41% delle imprese coinvolte in una recente indagine ha dichiarato di stare sviluppando progetti IoT, soprattutto in ambito Industrial Internet of Things e Smart Consumer Goods. Purtroppo però si segnalano ancora difficoltà in termini di mancanza di competenze e la frammentarietà dell’offerta tecnologica, che rende più difficile alle aziende la navigazione attraverso le complessità di questo paradigma tecnologico;
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- l’e-commerce, che rappresenta lo strumento principe per le strategie di internazionalizzazione e in crescita anno dopo anno, pur non essendo ancora presente in modo capillare, soprattutto nell’ambito B2C;
- l’open innovation, il paradigma secondo il quale le imprese possono e devono fare ricorso a idee esterne, così come a quelle interne, e accedere con percorsi interni ed esterni ai mercati per progredire nelle loro competenze tecnologiche”[3]. Un concerto di innovazione condivisa che ha fatto crescere l’interesse per start up e PMI innovative e per le acquisizioni volte a rinnovare e trasformare il proprio portfolio prodotti e il posizionamento sul mercato.
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Roberto Masiero, Presidente di The Innovation Group, commenta così i risultati del Rapporto:
“Vi sono ancora alcuni ostacoli all’attuazione di un’Italia digitale: è un progetto che passa inevitabilmente da una nuova cultura e da un nuovo modo di pensare il digitale, che vede quest’ultimo come strumento per fare innovazione e non come innovazione in sé”. “Il rapporto Digital Italy 2017 aiuta a identificare i passi fondamentali per portare avanti questa iniziativa. Il primo e il più importante è quello di (ri)affermare la centralità del cittadino nel processo di trasformazione digitale del Paese e nelle sue tre dimensioni produttiva, sociale e pubblica; valorizzarlo significa consentire a queste tre dimensioni di svilupparsi in parallelo, armonicamente”.
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