Investire nelle fabbriche intelligenti (Smart Factories) porterà ad un aumento dell’efficienza produttiva nelle imprese manifatturiere del +27% nell’arco dei prossimi cinque anni, pari a un contributo totale di 500 miliardi di dollari in termini di valore aggiunto annuo all’economia globale. Entro la fine del 2022, i produttori prevedono che il 21% dei loro stabilimenti saranno trasformati in fabbriche intelligenti, a guidare tale rivoluzione digitale saranno soprattutto settori come l’aerospaziale e la difesa, la manifattura industriale e l’automotive, dove i lavoratori già interagiscono con le macchine intelligenti.
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Lo rivela lo Smart Factories Report pubblicato da Capgemini e condotto dal Digital Transformation Institute della società intervistando, con questionari qualitativi e quantitativi, 1000 dirigenti con la carica di director o con ruoli in posizioni apicali in aziende manifatturiere con un fatturato registrato di oltre 1 miliardo di dollari provenienti da Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Svezia, Italia, India e Cina. La ricerca è stata condotta in sei settori: manifatturiero, automobilistico e trasporti, energia e utilities, aerospaziale e difesa, life science e farmaceutico e beni di consumo.
Smart Factory
Si tratta di fabbriche che impiegano tecnologie digitali innovative come l’Internet of Things, Big Data Analytics, Intelligenza Artificiale e Robotica Avanzata per potenziare produttività, qualità e flessibilità, riducendo così significativamente i costi operativi. Considerate un elemento fondante della “Digital Industrial Revolution“, le fabbriche intelligenti fanno ricorso a robot collaborativi, lavoratori che utilizzano elementi di realtà aumentata (caschetti, proiezioni, lenti, tablet, dispositivi da indossare, ecc.) e macchine capaci di autovalutare e segnalare la necessità di un intervento di manutenzione.
Potenzialità dell’evoluzione digitale
Un’evoluzione digitale che, secondo i produttori, porterà nei prossimi cinque anni ai seguenti risultati:
- la produttività crescerà su base annua 7 volte il tasso di crescita dal 1990;
- le voci di costo importanti – come rimanenze, Capex e materiali – verranno razionalizzate più di 11 volte rispetto al tasso di miglioramento dal 1990;
- gli indicatori di qualità – come per esempio la puntualità della consegna e la riduzione degli scarti di tempo – miglioreranno 12 volte rispetto al tasso di miglioramento registrato nel 1990.
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Competitività
A fronte di tali previsioni, la maggior parte delle realtà industriali ha già intrapreso la digitalizzazione dei propri stabilimenti per rimanere competitive:
- solo il 16% degli intervistati afferma di non aver intrapreso iniziative in tal senso, o di non avere piani imminenti per attuarle;
- la metà degli intervistati di Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito ha già implementato fabbriche intelligenti, contro il 28% degli intervistati in India e il 25% in Cina;
- il 67% della produzione industriale e il 62% delle organizzazioni aerospaziali e di difesa hanno intrapreso il percorso verso le Smart Factories contro il 37% delle aziende farmaceutiche e delle imprese operanti nel mondo life science;
- più della metà (56%) degli intervistati ha investito più di 100 milioni di dollari in Smart Factories negli ultimi cinque anni e il 20% ha dichiarato di aver investito più di 500 milioni di dollari;
- tuttavia solo il 6% delle aziende risulta essere in una fase avanzata di digitalizzazione della produzione e solo il 14% degli intervistati ha dichiarato di essere soddisfatto del grado di successo raggiunto.
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Nuove opportunità di lavoro
Le fabbriche intelligenti aprono inoltre nuove opportunità di lavoro per i profili altamente qualificati, soprattutto in settori quali automazione, analytics e cyber security: l’obiettivo è eliminare le inefficienze e ridurre i costi generali, non i posti di lavoro tanto che il 54% degli intervistati sta fornendo ai propri dipendenti la formazione sulle competenze digitali, mentre il 44% sta investendo nell’acquisizione di talenti digitali per colmare il gap di competenze.