Nei prossimi mesi il Governo definirà forse una manovra correttiva per evitare definitivamente l’aumento IVA, previste dalle clausole di salvaguardia nell’attuale scenario di bassa crescita, senza però attuare una stretta di bilancio: lo ha dichiarato il ministero dell’economia, Pier Carlo Padoan, illustrando il DEF in audizione in commissione Finanze di Camera e Senato. Il Ministro ha così risposto indirettamente ai rilievi mossi dalla Corte dei Conti, relativi alla difficoltà di evitare l’aumento IVA.
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Si tratta di una novità di rilievo, visto che il Governo ha finora negato possibili manovre straordinarie. Ma non infatti è chiaro se gli interventi anticipati saranno messi a punto nei prossimi mesi e poi inseriti nella Legge di Stabilità 2017 o se confluiranno in una manovra correttiva a sé stante. Ecco le parole di Padoan sulle clausole di salvaguardia, che:
«diventeranno operative nel 2017, rappresentano circa lo 0,9% del PIL. L’intendimento del Governo nell’impostazione della prossima Legge di Stabilità è quello di sterilizzare tali clausole attuando una manovra alternativa», che «verrà definita nei prossimi mesi, e garantirà un indebitamento netto pari all’1,8% del PIL nel 2017 attraverso misure di revisione della spesa pubblica, comprese le spese fiscali, e interventi che accrescano l’adempimento riducendo i margini di evasione ed elusione delle tasse. Ciò si realizzerà compatibilmente con gli equilibri di bilancio e col processo di riduzione del carico fiscale su famiglie e imprese».
Traduzione: l’Esecutivo conferma l’impegno ad evitare l’aumento IVA previsto dalle clausole di salvaguardia, e lo farà attraverso una «manovra alternativa», che non tornerà indietro rispetto al cammino previsto di tagli fiscali per famiglie e imprese.
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Sulle clausole di salvaguardia, che se scattassero comporterebbero un aumento IVA, è pessimista il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, secondo cui la previsione sulle entrate fiscali «presenta margini di incertezza». Perché da una parte è certo l’impatto delle defiscalizzazioni previste dalla Legge di Stabilità 2016 (oltre 9 miliardi, a partire dal 2017, fra IRAP, maggiorazione ammortamenti beni strumentali, ristrutturazioni edilizie, esonero contributivo assunti a tempo indeterminato, riduzione aliquota IRES, regime dei minimi), dall’altra:
«nessuna conclusione può trarsi a proposito della disattivazione delle residue clausole di salvaguardia che condizionano i risultati di gettito attesi per il triennio finale della previsione».
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Le maggiori entrate, par di capire, arriveranno dalla lotta all’evasione e da misure di spending review, che riguarderanno anche le tasse. In pratica, un riordino delle aliquote, non nuovi aumenti. Anche perché:
«una marcata stretta di bilancio potrebbe causare ulteriori ripercussioni recessive e peggiorare le prospettive di crescita del PIL e la sostenibilità delle finanze pubbliche nel medio termine».
Resta da capire come si conciliano il riferimento all’impostazione della prossima Legge di Stabilità e quello alla manovra alternativa: manovra correttiva o apertura dei lavori per la prossima Legge di Stabilità?
Sulla crescita, invece, il Governo continua a puntare stabilmente, anche se le stime sul PIL 2017 si sono contratte (la crescita sarà dell’1,2% contro l’1,6% precedentemente previsto). Le politiche di stimolo dell’attività produttiva (le misure per la crescita, in pratica) sosterranno un’ulteriore incremento del PIL: +1,4% nel 2017, +1,5% nel 2018, +1,4% nel 2019.
Fonti: audizioni Ministro dell’Economia e Corte dei Conti