Un fondo sovvenzionato dalle principali banche e istituzioni finanziarie italiane, con la partecipazione della Cassa Depositi e Prestiti e una dotazione fino a 6 miliardi di euro, per sostenere aumenti di capitale e dismissione di crediti in sofferenza: il nuovo strumento salva banche si chiama Atlante, lanciato da Quaestio capital management sgr allo scopo di rendere più solido il sistema finanziario nei momenti di crisi.
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Il Fondo per il 70% dovrebbe servire a finanziare aumenti di capitale sulle quote eventualmente scoperte e, per la restante parte, ad acquistare crediti in sofferenza. L’accordo, seguito da vicino da Governo e Banca d’Italia, è stato raggiunto l’11 aprile, con il lancio dello strumento previsto entro pochi giorni. Sono coinvolte le maggiori banche italiane fra cui Unicredit, IntesaSanpaolo e Ubi, le grandi compagnie assicurative (Generali, Unipol, Cattolica Assicurazioni, Poste Vita…), oltre a fondazioni bancarie e CdP.
Del plafond , secondo le prime informazioni circa 3 miliardi arrivano dalle banche, gli istituti assicurativi contribuiscono con circa 1 miliardo, mentre 500 milioni sono messi sia dalle fondazioni sia dalla Cassa Depositi e Prestiti. Ci sono anche indiscrezioni sul fronte delle partecipazioni al fondo: un miliardo da Unicredit e Intesa (per un totale di 2 miliardi), circa 700 milioni dalle altre banche, 500-700 milioni dalle compagnie assicurative, 520 milioni dalle Fondazioni, 500 milioni dalla CDP. Per le cifre precise bisogna attendere il lancio ufficiale di Atlante. Al momento Quaestio capital management sgr si limita ad annunciare che è stato raggiunto «un importante numero di adesioni».
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Fra le caratteristiche che si possono sottolineare fin da subito, la natura completamente privata del fondo, che dovrebbe escludere eventuali rilievi da parte della Commissione UE in relazione alla legge sugli aiuti di Stato (la Cdp ha una quota di minoranza).
Il premier, Matteo Renzi, sottolinea come l’operazione dimostri che:
«in Italia esiste un mercato attivo e responsabile che sta affrontando i problemi con risorse proprie, senza chiedere soldi pubblici»; «il Governo ha già fatto molto per ristrutturare un settore dal quale ci aspettiamo adeguato sostegno alla ripresa economica in termini di maggior credito alle famiglie e alle imprese».
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ritiene che il fondo sia:
«uno strumento che potrà contribuire a completare il processo di rafforzamento della solidità patrimoniale delle banche italiane e ad accrescere il mercato dei crediti in sofferenza».