Analizzando la distribuzione della ricchezza nel mondo, non sorprende quanto emerso dal rapporto Oxfam: la maggior parte si concentra nelle mani di pochi. L’1% della popolazione possiede più del restante 99%. Per dirla in numeri, la ricchezza posseduta da 62 miliardari è pari a quanto posseduto da 3,6 miliardi di soggetti più poveri. Interessante però notare che nel 2010 la stessa cifra era distribuita tra 388 miliardari.
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Il rapporto denuncia contro l’aumento vertiginoso della disuguaglianza, puntando il dito contro i paradisi fiscali nella convinzione che il continuo ricorrere da parte di super-ricchi e grandi multinazionali agli investimenti offshore rappresenti uno dei fattori che sottrae alle casse degli Stati risorse essenziali per la redistribuzione di redditi e carichi fiscali.
Paradisi fiscali
Con il tempo sono aumentati i capitali depositati nei cosiddetti paradisi fiscali: dal 2000 al 2014 la cifra si è quadruplicata, raggiungendo quota 7.600 miliardi di dollari, una cifra che, se depositata altrove, basterebbe ai Governi per spendere 190 miliardi di dollari in più ogni anno. Un esempio: il 30% della ricchezza del continente africano è depositato su conti offshore e questo costa ai governi 14 miliardi di dollari di minori entrate fiscali ogni anno, cifra che garantirebbe servizi sanitari sufficienti a salvare 4 milioni di bambini ogni anno.
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La distribuzione disomogenea della ricchezza contribuisce dunque alla forte iniquità dei sistemi fiscali. Nell’indagine, Oxfam ha evidenziato come dal 1970 la tassazione per i più ricchi sia diminuita in 29 paesi sui 30 per i quali erano disponibili dati. Questo significa che in molti Paesi i ricchi guadagnano di più e paradossalmente pagano meno tasse.
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La ricchezza in Italia
Analizzando il nostro Paese, la situazione non è migliore: l’1% detiene il 23,4% della ricchezza nazionale netta, oltre la metà dell’incremento della ricchezza ottenuto dal 2000 al 2015 è andato a beneficio di un 10% di italiani più ricchi. Per quanti riguarda le somme depositate in conti offshore dalle multinazionali, queste hanno un costo per i Paesi in via di sviluppo stimato in 100 miliardi di dollari l’anno. Di certo non mancano le ricadute per l’Italia stessa ed i Paesi dell’OCSE.
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Cosa fare?
Gli esperti Oxfam hanno elaborato una rosa di proposte volte a ridurre le iniquità:
- potenziare il settore pubblico ed usarne la spesa per combattere la disuguaglianza;
- colmare i gap negli stipendi, in particolare dei manager, pagando a tutti i lavoratori un salario dignitoso;
- combattere il divario economico tra donne e uomini;
- assicurare la trasparenza negli spostamenti economici, limitando l’influenza delle élite;
- garantire l’accesso ai medicinali per tutti, con prezzi sostenibili;
- distribuire equamente il carico fiscale, per dare pari opportunità a tutti.
Fonti:
- Rapporto Oxfam;
- Infografica: Stampaprint.