Dal mondo delle imprese arrivano le prime riflessioni dopo gli attentati di Parigi di venerdì 13 novembre, e non mancano le preoccupazioni per l’impatto sull’economia.
Per prima cosa, secondo il presidente di Confcommercio e di Rete Imprese Italia, Carlo Sangalli:
«portare avanti normalmente la nostra vita e le nostre attività imprenditoriali, soprattutto quelle aperte al pubblico, è la miglior risposta e la più ferma al dilagare del terrorismo».
Per quanto riguarda invece le ricadute economiche, Sangalli non ritiene che nell’immediato ci saranno:
«contraccolpi per la nostra economia e nemmeno per i consumi. Certo, stabilire quel che accadrà per il futuro, disegnare gli scenari futuri mi pare sia un’ impresa un po’ azzardata».
Preoccupazione per gli effetti «sia sulla crescita, sia sui mercati finanziari» viene espressa dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, il quale ritiene che le risposte debbano «arrivare da tutti, sia dall’Italia sia dall’Europa» … «speriamo bene».
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I timori maggiori riguardano, come è prevedibile, l’impatto sul turismo. Jacopo De Ria, presidente FIAVET (Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo), teme
«possibili cancellazioni nelle capitali europee. Tra i turisti stranieri, americani e asiatici la paura si è molto sentita e potrebbero scegliere di non venire», anche se per il momento «non ci sono state molte cancellazioni o disdette anche perché non c’è stato nessuno sconsiglio da parte della Farnesina.
De Ria propone una riflessione su come sia cambiato il modo di reagire ad eventi di tale portata:
«durante la prima guerra del Golfo (1990, ndr) i telefoni non suonarono per settimane e la gente si ammassava nei supermercati a fare scorte di cibo. Oggi c’è come una consapevolezza in più e anche la tragedia del terrorismo, sia per gli agenti di viaggio che per i turisti stessi, è diventata una delle cose da gestire e con cui convivere. E dopo un po’, come per una sorta di esorcismo, si torna a vivere e a partire».