Il mondo delle imprese apprezza la natura espansiva della Legge di Stabilità ma non senza critiche: le PMI di Rete Imprese Italia lamentano il mancato intervento IMU sui beni strumentali, Confindustria considera insufficienti gli sforzi per il Mezzogiorno e la Ricerca, i sindacati quelli per occupazione e pensioni. Vediamo con precisione i pareri espressi da parti sociali, imprese e sindacati nel corso delle audizioni sulla Legge di Stabilità davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
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Rete Imprese Italia
Sia Rete Imprese Italia sia Confindustria reputano la manovra espansiva, esprimendo apprezzamento sull’impostazione generale. Le PMI però avanzano una serie di richieste specifiche, partendo dall’abolizione IMU beni strumentali all’attività d’impresa. Si tratta di un costo sul quale si chiede che sia
«almeno riconosciuta la piena deducibilità dalle altre imposte indirette».
Altre richieste: superammortamenti per beni immateriali, semplificazioni per la Sabatini Bis (incentivi investimenti in macchinari), fondo per il finanziamento di sgravi contributivi per incentivare la contrattazione di secondo livello, a copertura del nuovo regime fiscale dei premi di produttività e per l’ampliamento del welfare aziendale.
Bene invece l’innalzamento dell‘uso del contante a 3mila euro, auspicabile la fissazione di un tetto unico a livello europeo.
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Confindustria
Per Confindustria, invece, i grandi assenti della manovra sono il Mezzogiorno e la Ricerca e Innovazione. Positivo il giudizio complessivo su una manovra che il presidente, Giorgio Squinzi, definisce espansiva, ma per quando riguarda le politiche per il Sud:
«se l’obiettivo è ridurre il divario di crescita con il resto del Paese, l’accelerazione della spesa cofinanziata da fondi strutturali, su cui punta il Governo, appare del tutto insufficiente».
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Sindacati
Cgil, Cisl e Uil, invece, non ritengono la manovra espansiva, anzi. Per il segretario della Cgil, Susanna Camusso, la manovra:
«favorisce chi ha di più e crea difficoltà alle persone che hanno necessità».
No dei sindacati ai tagli a patronati e CAF, i centri di assistenza fiscale, grande preoccupazione per l’innalzamento dell’uso del contante a 3mila euro, misure per l’occupazione giovanile, le pensioni, il Mezzogiorno.