Bene le medie imprese italiane nel mercato europeo, la crescita risulta piuttosto sostenuta e si riduce la distanza con i competitor europei. Tra i dati emerge una propensione verso l’export, prevalentemente destinato all’Unione e alla Cina, mercato nel quale le medie imprese italiane risultano realmente competitive. Sono i risultati presentati da GE Capital presenta ad Expo 2015 ed emersi dalla quarta edizione della Ricerca “Medie Imprese Motore di Sviluppo”, indagine condotta in Italia, Germania, Francia e Gran Bretagna coinvolgendo in totale 4000 Executive. Nel nostro Paese la Ricerca è stata condotta in collaborazione con i Professori Paolo Gubitta, Bruno Parigi e Diego Campagnolo dell’Università di Padova. Quello delle medie imprese italiane appare come un segmento in salute e pronto a ricominciare a crescere.
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Andamento e stime di crescita
Entrando nel dettaglio:
- nell’ultimo anno il 63% delle aziende italiane intervistate ha registrato un incremento di fatturato (81% in Gran Bretagna, 81% in Germania, 72% in Francia);
- negli ultimi 12 mesi l’incremento complessivo è stato del +2,6%, in aumento rispetto a quanto rilevato nella ricerca del 2014 (+2,0%);
- per i prossimi 12 mesi il 57% degli intervistati prevede un fatturato in ulteriore crescita (66% in Gran Bretagna, 66% in Germania, 46% in Francia);
- l’8% degli intervistati prevede per il prossimo anno un calo (4% in Gran Bretagna, 5% in Germania, 9% in Francia);
- la stima di crescita di fatturato è in linea con quello atteso per lo scorso anno, +3,8% (+4,9% in Gran Bretagna, +3,8% in Germania, +2,7% in Francia).
Export
Continua a crescere la percentuale di medie imprese italiane votate all’internazionalizzazione:
- oltre l’80% realizza almeno una parte del proprio fatturato oltre confine;
- tale percentuale è cresciuta del +4% rispetto allo scorso anno.
Per i prossimi anni le medie imprese italiane stimano un’ulteriore crescita nei mercati esteri, sia nel mercato europeo (46% per il mid-market italiano, a fronte del 19% del Regno Unito, del 33% della Germania e del 25% della Francia), sia al di fuori del vecchio continente. Da evidenziare i dati delle medie imprese in Cina:
- il 46% del nostro mid-market è presente nel Paese, contro il 37% del Regno Unito, il 41% della Francia ed il 39% della Germania;
- il 24% delle nostre medie imprese dichiara avere un team di vendita in Cina, contro il 20% di Germania, il 14% della Gran Bretagna e l’11% della Francia;
- le medie imprese italiane che hanno un impianto produttivo in Cina sono il 17%, contro il 16% della Germania, il 12% della Gran Bretagna e il 10% della Francia;
- oltre il 25% delle aziende indica questo mercato come quello da cui aspettarsi maggiori opportunità di crescita, davanti a Stati Uniti e Germania;
- tra le aziende italiane non ancora presenti in Cina, il 18% dichiara di aver intenzione di investire nel mercato asiatico nel prossimo futuro.
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Domanda interna
Per quanto riguarda la domanda interna, questa rimane piuttosto debole, ma i manager delle medie imprese italiane si dichiarano più fiduciosi nella ripresa rispetto al 2014, visto che anche i mercati regionali e nazionale vengono percepiti in ripresa.
Strategia di crescita
Gli esperti evidenziano come, rispetto alle precedenti edizioni della Ricerca, emerge tra le medie imprese italiane una nuova strategia di crescita: si punta maggiormente sulle fusioni e sulle acquisizioni (16% previsto per i 2015, contro il 9% del 2014). Secondo gli esperti le modalità d’entrata in un nuovo mercato sono sostanzialmente tre:
- strategie di esportazione;
- strategie di collaborazione;
- strategie di investimento diretto.
Tra queste modalità le imprese scelgono valutando il grado di attrattività del Paese di destinazione, il rischio percepito del nuovo mercato, la distanza culturale e psicologica con il Paese target e la quantità di risorse che l’azienda intende investire. Nello specifico, il mid-market ha puntato, nella propria strategia di internazionalizzazione, su:
- accordi commerciali solo per esportazioni (50%);
- joint venture di minoranza con partner locali (42%);
- licenze e franchising (31%);
- joint venture di maggioranza con partner locali (30%).
Le imprese non ancora presenti all’estero stanno pianificato di farlo mediante:
- accordi commerciali solo per esportazioni (34%);
- joint venture o alleanze di maggioranza o di minoranza con partner globali (28%);
- joint venture o alleanze di maggioranza o di minoranza con partner locali (24%);
- licenze e franchising (23%).
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Freni alla crescita
Tra i principali ostacoli alla crescita del mid-market italiano:
- fattori istituzionali, che riguardano l’ambiente in cui le imprese operano e si riferiscono in particolare al “costo delle materie prime e dell’energia” e alle condizioni dell’attuale “contesto economico”, che in qualche modo le imprese subiscono;
- fattori organizzativi, riferibili all’urgenza di riorganizzare i processi per contenere “i costi di gestione e le spese direzionali”;
- fattori strategici, relativi ad alcune difficoltà nel contenere le “minacce dei competitori affermati” e la capacità delle imprese più grandi di attirare i talenti.