Con Dollaro e Yen svalutati, l’Euro si rafforza sui mercati finanziari e le esportazione delle Pmi italiane entrano in crisi: è il rischio-valute, che costringe le imprese a ingegnarsi per far fronte a uno scenario che secondo gli analisti si protrarrà fino al 2011.
Soffrono, le Pmi italiane dunque, bloccate tra l’incudine (l’ABI parla di miglioramento nei finanziamenti bancari, ossia prestiti e mutui) e il martello (Bankitalia conferma un indice di disoccupazione dell’11%), costrette a fare i conti con una situazione tutt’altro che rosea.
E pensare che il punto forte della produzione italiana, che si distingue per qualità ed eccellenza, è sempre stato l’Export, oggi a rischio: se Washington e Pechino giocano alla svalutazione delle rispettive monete ecco che si rafforza l’Euro, che pesa di più sui mercati, e finiscono per essere penalizzate le esportazioni.
E non sarà una situazione provvisoria, dicono gli esperti, secondo i quali le Pmi dovranno fare i conti con un rafforzamento della moneta unica per tutto il 2011.
Dunque, è tempo di trovare soluzioni stabili per contrastare la minaccia. Ma la scelta più ovvia non è sempre quella più facilmente attuabile: se l’Export dà problemi, aprire un’azienda all’estero (nel paese in cui si vuole vendere) e internazionalizzare il proprio marchio può apparire la soluzione più elementare; ma per le piccole e medie imprese l’ampliamento delle attività non sempre è possibile.
Al contrario, l’ingegno può dare spunti importanti e significativi: perché non acquistare componenti (a patto di mantenere invariata la qualità) in dollari, ad esempio? I costi di cambio, in questo modo, verrebbero abbattuti almeno durante la fase di produzione, anche se non al momento della vendita.
Hanno fatto notizia i 12 marchi fiorentini che hanno fatto squadra sbarcando a New York con prodotti di alta gamma. Non bisognerà essere per forza in 12, ma certamente il concetto di squadra, soprattutto nell’acquisto di materiale, può aiutare a ottenere il famoso e sempre benvenuto sconto-quantità. Le imprese italiane sono particolarmente individualiste, dicono. Beh, in caso di necessità, forse, l’individualismo andrebbe messo da parte per il bene di tutti.
C’è anche l’opzione di delega all’estero dei processi di esportazione: altra forma di internazionalizzazione: consorzi e imprese partner all’estero esplorano il mercato in veste di osservatori sul posto per garantirsi un processo di Export ottimizzato ai massimi livelli.
L’ultima opzione, difficile per una Pmi ma non impossibile, consiste nel riuscire a stipulare contratti con clienti all’estero che prevedano il pagamento in Euro. In questo modo si riesce a compensare il dislivello ad esempio tra Euro e Dollaro, oltre che a controllare il mercato, soprattutto nel momento in cui le sue oscillazioni finanziarie sono forti e condizionano pesantemente gli scambi commerciali.
Qualunque sia la strada scelta e il tipo di Pmi, però, resti inteso che non deve venire mai meno il fattore qualità, vero tratto distintivo in grado di alimentare la competitività anche e soprattutto nei momenti di maggiore crisi.