Quando la banca centrale europea (BCE) taglia il costo del denaro, come ha fatto il 7 ottobre, riducendo il tasso di riferimento di un quarto di punto portandolo al minimo storico dello 0,25% – tutti si mettono a fare i conti sui riflessi di questa politica monetaria sul mutuo e su credito alle imprese.
Direttamente non cambia nulla per mutui a tasso fisso e variabili parametrati all’Euribor, mentre per le aziende ci sarebbero teorici risparmi, secondo la Cgia di Mestre. Applicando la riduzione del tasso (da 0,50% a 0,25%) all’ultimo dato ufficiale sul livello di indebitamento delle imprese (921,5 miliardi al 31 agosto 2013), si stima un taglio degli interessi per 2,3 miliardi di euro l’anno. Per ciascuna impresa significa pagare in meno alla banca 443 euro di interessi sui prestiti.
Effetti immediati
Ma il calcolo è teorico, come spiega Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia: «la riduzione del tasso di interesse stabilito dalla Banca centrale europea potrebbe non tramutarsi in una corrispondente contrazione del costo del denaro nel nostro Paese. Pertanto, i risparmi in capo alle nostre aziende da noi calcolati potrebbero essere sovrastimati». Per intenderci, tutto dipende dal sistema bancario italiano e dagli interessi applicati alle imprese. Bisogna inoltre tenere conto che certi effetti si traferiscano sul mercato reale dopo tre /sei mesi, sempre che vi sia attinenza con il tasso a cui è parametrato il prestito.
Effetti nel tempo
In termini generali se il costo del denaro scende prima o poi i prestiti dovrebbero trarne giovamento.
La Cgia offre alcuni calcoli anche relativi alla distribuzione geografica di tali benefici: gli sconti maggiori si concentrano nelle regioni in cui sono più alte le cifre del debito delle imprese verso il sistema bancario, quindi Lombardia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna.
Questo è il podio se si considera il beneficio medio per singola impresa, dividendo cioè il risparmio totale della regione per il numero delle aziende su cui si spalma: in Lombardia il risparmio per azienda è calcolato in 758 euro annui, in Trenitino è pari a 674 euto, in Emilia Romagna a quota 603 euro. Se invece si prende il solo dato regionale, in testa resta la Lombardia (618,7 milioni di euro), seguita dal Lazio (257,6) e poi sempre dall’Emilia Romagna (253,9 milioni). I fanalini di coda sono invece, in termini di riduzione annua per impresa Calabria (143 euro), Molise (166 euro), Basilicata (186 euro), Campania (196 euro). Per quanto riguarda il risparmio per l’intero sistema imprese, fanalino di coda è la Val d’Aosta, 4,1 milioni di euro, seguita da Molise, 5,2 milioni, e Basilicata, 9,9 milioni. Vediamo tutti i dati in tabella:
Regione | Totale prestiti a imprese | Totale risparmio | Risparmio a impresa |
Lombardia | 247,490 miliardi di euro | 618,7 milioni | 758 euro |
Trentino Alto Adige | 27,442 miliardi di euro | 68,6 milioni | 674 euro |
Emilia Romagna | 101,532 miliardi di euro | 253,8 milioni | 604 euro |
Veneto | 99,712 miliardi di euro | 249,3 milioni | 561 euro |
Lazio | 103,023 miliardi di euro | 257,6 milioni | 547 euro |
Toscana | 67,341 miliardi di euro | 168,4 milioni | 466 euro |
Friuli Venezia Giulia | 17,252 miliardi di euro | 43,1 milioni | 452 euro |
Marche | 26,139 miliardi di euro | 65,3 milioni | 418 euro |
Umbria | 13,359 miliardi di euro | 33,4 milioni | 406 euro |
Liguria | 20,328 miliardi di euro | 50,8 milioni | 363 euro |
Piemonte | 58,728 miliardi di euro | 146,8 milioni | 360 euro |
Valle d’Aosta | 1,643 miliardi di euro | 4,1 milioni | 344 euro |
Abruzzo | 15,309 miliardi euro | 38,3 milioni | 295 euro |
Sardegna | 12,353 miliardi di euro | 30,9 milioni | 214 euro |
Puglia | 28,4 miliardi di euro | 70 milioni | 211 euro |
Sicilia | 30,97 miliardi di euro | 75,2 milioni | 201 euro |
Campania | 36,869 miliardi di euro | 92,2 milioni | 196 euro |
Basilicata | 3,951 miliardi di euro | 9,9 milioni | 186 euro |
Molise | 2,082 miliardi di euro | 5,2 milioni | 166 euro |
Calabria | 8,859 miliardi di euro | 22,1 milioni | 143 euro |
Italia | 921,512 miliardi di euro | 2,3 miliardi di euro | 443 euro |
Si può infine sottolineare che un altro effetto positivo per le imprese relativo al taglio del costo del denaro è rappresentato dall’impulso che la misura è destinata ad avere sulle esportazioni. Qui il motivo è semplice da capire: sul mercato valutario la reazione è un deprezzamento dell’euro sul dollaro (è successo subito dopo la mossa della Bce), e quindi le merci italiane (ed eruopee) dievntano più convenienti sul mercato iternazionale.