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Agenda Digitale al via: le opportunità per imprese ICT

di Alessandro Longo

28 Giugno 2013 10:31

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L'Agenda Digitale sta diventando realtà in Italia: ecco come le nuove leggi aprono ad opportunità di business per le PMI del settore ICT, con qualche delusione per le start-up innovative e gli investimenti in innovazione software e server.

Giorni intensi quelli di giugno per l’attività istituzionale intorno all’Agenda Digitale e le imprese farebbero bene a tenere le antenne puntate sulle novità.

Ne potranno infatti nascere opportunità di business inedite per l’ICT italiano (se tutto va bene).

Scarica il Decreto Fare

Nuove Leggi

È uscito in Gazzetta Ufficiale il Decreto Fare con le nuove disposizioni su Wi-Fi, datacenter della PA, Fascicolo Sanitario Elettronico ed agevolazioni per le PMI all’acquisto di apparati elettronici.

=>Decreto Fare: Wi-Fi libero e Agenda Digitale

Nuove agevolazioni

Il Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministro dell’Economia, ha varato un decreto che mira a snellire ed agevolare l’accesso al Fondo Centrale di Garanzia per le PMI (Piccole e Medie Imprese), Start-up innovative ed incubatori certificati:

=>Leggi: Moduli per incubatori di start-up innovative e credito alle PMI

Bandi e opportunità di business

Presso la Fondazione Ugo Bordoni è partita una consultazione che consentirà alle aziende di partecipare ai tavoli di lavoro da cui nasceranno i futuri bandi di gara dei datacenter per la PA.

Ho avuto uno scambio di opinioni con alcuni addetti ai lavori e sembra che al momento le principali opportunità di mercato verranno dalla razionalizzazione dei CED della PA verso la creazione di (circa) 40 datacenter nazionali. Per questo, l’Agenzia per l’Italia digitale dovrà presentare un piano al Presidente del Consiglio entro il 30 settembre 2013, quindi a brevissimo (come prescritto dal decreto 179 convertito nella Legge 221/2012).

=>Agenda Digitale: le opportunità di business

Immaginiamoci bandi di gara dove il meglio dell’industria ICT italiana potrà proporre soluzioni per razionalizzare i datacenter, ottimizzare spazi e consumi energetici.

A quanto mi risulta, chi dovrà fare il bando (l’Agenzia per l’Italia Digitale) intende dare spazio anche a soluzioni alternative (così si spiega la consultazione aperta a tutti) e non solo a quelle tradizionali, sostenute dai big del settore. Ergo anche PMI e start up possono dire la propria.

Le opportunità proseguono dopo la nascita dei datacenter, in particolare per le software house in grado di migrare su un modello cloud per la pubblica amministrazione. Le esperienze da guardare sono quelle Usa (Apps.gov) e Regno Unito (Gcloud).

Niente bonus server e software

Ma ci sono anche alcune delusioni, in queste novità. Due, in particolare. La norma per l’accesso a finanziamenti a tassi agevolati per le PMI riguarda solo l’acquisto di macchinari, impianti e attrezzature a uso produttivo. Niente sui beni strumentali come server e software, che pure sono importanti per svecchiare la PMI. Retaggio di un ritardo culturale del legislatore o mancanza di copertura? Entrambe le cose? Speriamo si possa rimediare in fase di conversione del decreto in legge.

Requisiti rigidi per start-up innovative

Certo è un problema di pochi soldi, invece, la seconda delusione, che riguarda le Start-up. L’accesso agevolato al Fondo centrale di garanzia rischia di incidere poco, perché solo una piccola quota di nuove imprese innovative rispondono ai parametri necessari per ricevere prestiti dalle banche. Quello di cui hanno bisogno è un’iniezione di nuove risorse (il settore lo dice da almeno un anno al governo), per altro promesse dal precedente ministro allo Sviluppo Economico (dovevano arrivare da Cassa depositi e prestiti). Se non ci sono soldi pubblici, almeno parta subito il sistema di Crowdfunding, il cui regolamento però è ancora nelle mani della Consob, in bozza.

=>Crowdfunding: il Regolamento per le Start-up

Insomma, come sempre tante belle idee ma pochi soldi per cambiare davvero l’Italia. Ma fare rivoluzioni a costo zero sarebbe difficile anche in Paese normale, figuriamoci nel nostro che ha ormai un ritardo straordinario, in Europa, sui temi del digitale.