L’edizione 2013 di OMAT – principale mostra convegno italiana dedicata alla gestione delle informazioni digitali e dei processi aziendali – è stata anche l’occasione per presentare il Manifesto per l’Italia Digitale.
L’obiettivo è favorire lo sviluppo di un quadro normativo moderno ed efficace, superando la situazione di stallo attuale, così “bloccata” da non agevolare ma anzi di limitare pesantemente l’attività di imprese e amministrazioni.
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Il Manifesto punta a diventare uno strumento indipendente, aggregando coloro che considerano l’innovazione un fattore chiave per un Sistema Paese più efficiente e competitivo.
Come ha sottolineato il suo ideatore, Prof. Benedetto Santacroce, “Il manifesto vuole essere un primo contributo per far capire che la rivoluzione digitale – che in Italia bisogna realizzare in tempi rapidi e con risultati effettivi – passa anche dall’attuazione di normative abilitanti. Questo risultato, che segue una filosofia della politica dei piccoli passi, è ancora più positivo quando i provvedimenti possono essere d’aiuto alle istituzioni e costituire il volano per il mercato.”
Nell’ottica dello sviluppo, la digitalizzazione è uno dei pochi obiettivi condivisi da tutti, dalle imprese fino alle amministrazioni pubbliche, passando per i professionisti e gli enti non commerciali: abilitare tutti all’utilizzo ampio di infrastrutture di comunicazione elettronica e di scambio di informazioni rappresenta un vettore fondamentale per la crescita condivisa.
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Digitalizzazione: obiettivi
Si realizza attraverso diverse forme e con declinazioni operative adattate alle singole realtà, fondandosi su alcuni pilastri:
- evita che le informazioni importanti si perdano nei meandri degli archivi;
- semplifica l’integrazione dei processi evitando frammentarietà e dispersione;
- riduce i tempi d’attesa relativi alle diverse forme di procedimento complesso;
- riduce i costi connessi ai processi altrimenti realizzati in forma tradizionale;
- limita l’intervento dell’uomo che potrebbe generare errori, ritardi o discriminazioni soggettive;
- abbatte le barriere che ostacolano l’accesso a opportunità di conoscenza ai soggetti più “deboli”;
- rispetta le regole di eco sostenibilità.
Queste le pietre angolari su cui poggia l’approccio della digitalizzazione, il cui scopo primario è rendere effettivo e concreto l’obiettivo che tutti vogliono: “traghettare l’Italia verso un mondo sostanzialmente digitale” con più efficienza, meno sprechi e più opportunità per tutti.
Il secondo obiettivo appare in realtà più importante: la struttura digitale di base permette di progettare una nuova amministrazione palesemente più efficace, che genere risultati realmente utili per il cittadino, o almeno da lui ritenuti tali.
Lo scopo appare ambizioso, anche se non utopico. L’aspetto più rilevante è che l’obiettivo può essere raggiunto gradualmente, rispondendo passo dopo passo alle specifiche esigenze delle diverse strutture e dei singoli settori economici e sociali.
Attuazione
Ovviamente la realizzazione deve fare i conti con l’attuale situazione economica e finanziaria, non solo del Paese ma anche dell’Europa del mondo intero, e di conseguenza con l’immobilismo che queste condizioni hanno generato in ogni settore, economico e sociale.
Per “sbloccare” questa impasse diventa utile liberare e abilitare alcuni fattori, perché non è più accettabile accettare ritardi nei processi decisionali dove non esiste una condivisione assoluta e convergente. Quindi, lo sforzo comune è volto allo snellimento dei processi, con percorsi trasparenti, per arrivare a decisioni operative tempestive e non solo a regole programmatiche, in una situazione palesemente incerta.
Il fattore normativo, in passato visto come un freno allo sviluppo digitale, negli ultimi mesi ha avuto un’accelerazione almeno programmatica nel DL 179/2012 (cosiddetto “Decreto Crescita 2.0”), diventando un ulteriore fattore abilitante oltre che un vero e proprio volano per la digitalizzazione del Paese. È vero che il “digital divide” passa anche e soprattutto per altri canali, ma l’approvazione di provvedimenti analoghi è un forte segnale in tal senso, avendo anche il merito di far cadere quegli alibi sollevati da cui ancora non si rende conto che il processo di digitalizzazione è irreversibile.
Come sottolineato da Santacroce, “L’Italia digitale non può più aspettare, perché l’attesa è solo fonte di pregiudizi e di danni per tutti. Ne siamo così convinti che chiediamo a tutti coloro che vogliono appoggiare questa iniziativa di sottoscrivere questo documento e di contribuire con nuove idee e io proposte per far sì che la politica dei piccoli passi possa dare quotidianamente concreti risultati.”