Nel bel mezzo dello stallo politico italiano, il Governo approva il nuovo Def, Documento di Economia e Finanza, che aggiorna le stime per il prossimo triennio dopo il decreto che sblocca i pagamenti della PA. L’obiettivo è la chiusura entro maggio della procedura per deficit eccessivo aperta dalla UE nei confronti dell’Italia nel 2009.
Ma dall’Europa arriva una nuova doccia fredda: il rapporto sugli squilibri macroeconomici della Commissione UE mette in guardia su un nuovo rischio contagio dall’Italia al resto dell’Eurozona, che «resta considerevole se le turbolenze sui mercati finanziari collegate al debito sovrano italiano si intensificheranno di nuovo».
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L’allarme europeo
Il report riconosce che nel 2012 l’Italia ha deciso importanti misure di riforma per risolvere gli squilibri macroeconomici, ma la loro attuazione resta una sfida. Da una parte, si ravvisano margini per ulteriori provvedimenti, dall’altra si teme il perdurare della crisi, che «ha indebolito l’abilità del settore bancario italiano di sostenere il necessario aggiustamento economico».
Resta anche un problema di competitività, con costo del lavoro alto e produttività stagnante. La Commissione sollecita dunque l’Italia a proseguire sulla strada delle riforme, a riformare il fisco anche con l’obiettivo di alimentare la crescita e incentivare l’attività delle imprese, a rafforzare la concorrenza.
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Il problema numero uno, rimane comunque il debito, che deve costantemente ridursi, anche per evitare pericolose tensioni sui mercati finanziari.
Il nuovo DEF
Detto questo, le dichiarazioni degli ultimi giorni lasciano ben sperare sulla chiusura della procedura per deficit eccessivo. A questo serve il nuovo Documento di programmazione economica e finanziaria approvato dal GovernoIl bilancio resta sotto il limite europeo del 3% di deficit/PIL: per il 2013 al 2,9%, nel 2014 all’1,8% e nel 2015 all’1,5%. Ma in termini strutturali (al netto di una tantum e componenti cicliche) c’è il pareggio nel 2013, e per il 2014 un leggero surplus dello 0,4%.
Quanto al debito, è previsto al 130,4% del PIL nel 2013 per poi scendere al 129% nel 2014 e al 125,5% nel 2015. In questo 2013, invece, continuano a salire le tasse portandosi al 44,4% del PIL, per ridursi al 44,3% nel 2014 e al 43,4% nel 2015.
La nota del Governo sottolinea che il provvedimento d’urgenza per immettere liquidità nel sistema economico sbloccando i pagamenti della PA verso le imprese «non comporta un allontanamento dal percorso di risanamento finanziario» ma potrà avere il benefico effetto di «accelerare la ripresa della domanda già a partire dalla seconda metà dell’anno in corso».