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Internet e politica economica: Grillo contro i dinosauri

di Barbara Weisz

Pubblicato 28 Febbraio 2013
Aggiornato 5 Marzo 2013 08:59

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Il Movimento 5 Stelle segna il punto di svolta per una politica 2.0 che passa dai social media e impone nuove strategie comunicative e programmatiche, magari con un ricambio della classe dirigente.

Al successo elettorale del Movimento 5 Stelle ha contribuito fortemente il ruolo giocato da Internet: Web, blog e social network sono i veri protagonisti della strategia di Beppe Grillo, sulla scia di un illustre apripista, Barack Obama. Un esempio fulgido eppure poco replicato in Italia, dove i leader di partito sembrano per lo più sordi alle voci del Web e ciechi dinanzi all’evidenza.

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Coalizioni e programmi

Per garantire governabilità al paese è necessario stringere alleanze e definire convergenze di politica. Un processo che, neanche a dirlo, si sta già svolgendo.. online. Con tanto di botte e risposte, proposte e critiche avanzate dai leader di partito così come tra le fila dei partiti in lizza per formare il nuovo Governo.

La strategia digitale di Grillo è quella di favorire il dialogo con i cittadini per definire assieme le politiche da seguire: fra i grillini esiste un dibattito Web su cosa fare ora.  Per fare un esempio, dal blog di Grillo emergono molti spunti a favore del dialogo, con tanto di petizione online per chiedere a Grillo di dare la fiducia al centrosinistra.

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Le voci sul Web da parte di economisti e semplici cittadini sono forti e numerose anche tra le fila dei partiti storici ma restano purtoppo inascoltate.

Politica 2.0

I partiti italiani hanno dunque di che riflettere dopo il voto del 24 e 25 febbraio: l’affermazione elettorale del M5S è nata e si è sviluppata essenzialmente online, grazie al blog di Beppe Grillo, ai meetup (oltre 800 gruppi digitali) e a Twitter, consapevoli della forza del mezzo. Un esempio per tutti: il Web è stato un notevole catalizzatore del sentimento anti-casta.

Grillo ha presidiato la Rete rinunciando apertamente a comunicare attraverso la TV. Una strategia degna di una campagna elettorale 2.0: nel pomeriggio del 25 febbraio, il traffico web italiano è raddoppiato di volume, incoronando Internet canale d’informazione primario e luogo di scambio di opinioni per eccellenza.

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Il Web è oggi luogo di discussione politica, sui social media e tramite nuovi strumenti ad hoc: piattaforme come LiquidFeedback, messa a punto dal partito pirata tedesco per presentare e votare proposte online (utilizzata anche dai grillini) o prodotti come l’italiana Airesis, altra piazza virtuale.

Il rinnovamento

Sul fronte della comunicazione Web, ad esempio, il Pd – che avrebbe dovuto uscire trionfante da queste elezioni – si è dimostrato impacciato, se non addirittura cieco e sordo agli inviti dei suoi stessi elettori: piattaforme innovative poco usate,  marketing digitale trascurato (social network, passaparola), commenti e pareri sui social media del tutto ignorati; molta TV e cartellonistica, dimenticando il presidio degli spazi virtuali.

La mancata adesione alla Politica 2.0 – modello rivelatosi vincente alle urne – si è tradotto per i partiti storici anche in un mancato rinnovamento strutturale della classe politica.

I parlamentari eletti nelle liste di Grillo hanno un’età media di 33 anni alla Camera e di 46 anni al Senato (è la più bassa fra tutte le forze politiche).  Non a caso, il primo terreno su cui il Pd cerca di confrontarsi per riuscire a formare un governo appoggiato anche dal Movimento 5 Stelle, è proprio quello delle riforme della politica.
Sarà capace di farlo partendo dalle proprie fila? Magari ascoltando i consigli dal Web.