Slittano ancora i tempi per il nuovo Riccometro, ovvero l’ISEE 2013, che rende più severi i criteri per accedere a welfare e servizi pubblici (classico esempio, asilo nido): il tema era nell’Agenda nel Consiglio dei Ministri del 31 gennaio, ma la discussione è stata rimandata alla prima settimana di febbraio. O almeno queste sono le tempistiche ufficiali, l’impressione è però che si tratti di un rinvio ben più lungo, probabilmente a dopo le elezioni.
Quella che sembrava una nuova Riforma fiscale in dirittura d’arrivo, destinata ad andare a braccetto con il Redditometro 2013, incontra nuovi ostacoli: dopo lo stop della Corte Costituzionale di fine dicembre (che con la sentenza 297/2012 aveva chiesto il via libera con il placet delle Regioni), e il no della Lombardia in sede di Conferenza Stato-Regioni lo scorso 24 gennaio, anche il CdM imprime un nuovo rallentamento, non esaminando il provvedimento.
La situazione è un po’ confusa: ufficialmente si tratta solo di un rinvio, in pratica esiste al possibilità che la riforma sia destinata a cambiare. Da una parte ci sono gli oppositori, come la Regione Lombardia e il Forum della Famiglia, dall’altra i sostenitori, in particolare il ministro del Lavoro Elsa Fornero e il sottosegretario Maria Cecilia Guerra, che hanno lavorato ai nuovi criteri ISEE.
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I punti controversi
Sembra che i dubbi riguardino in particolare alcuni paletti introdotti nella determinazione della situazione economica equivalente (per esempio, quelli sui redditi immobiliari). E in generale, la necessità di discutere in modo più approfondito una Riforma che tocca gli interessi di molte famiglie.
Non si esclude che in realtà abbiano prevalso anche considerazioni legate alla delicatezza di affrontare Riforme di tipo fiscale in campagna elettorale, per cui si è preferito rimandare tutto al dopo elezioni.
Sintesi del nuovo Riccometro
La nuova ISEE 2013, nella formulazione attuale (ancora non approvata) prevede:
- inserimento di nuove voci per la valutazione del reddito IRPEF: assegni per il mantenimento dei figli effettivamente percepiti, redditi da fabbricati non locati e terreni;
- giro di vite sugli immobili: si considera il valore ai fini IMU, che prevede la rivalutazione del 60% della rendita catastale, e quindi pesa molto di più. La misura è mitigata dal fatto che si sottrae l’eventuale importo residuo del mutuo, ma non c’è più la detrazione di 51mila 646 euro;
- sempre per quanto riguarda i patrimoni, scende anche la franchigia su conti correnti e investimenti (a 6mila euro);
- stretta sul modo di considerare il nucleo familiare: più difficile far figurare due coniugi separati, anche quando hanno diversa residenza anagrafica, nuovi paletti sui figli maggiorenni che non convivono.
Ci sono poi una serie di novità, relative alla determinazione del reddito, su franchigie e deduzioni (queste in alcuni casi sono in realtà più favorevoli al contribuente): deduzione fino a 7mila euro per chi vive in affitto, si sottrae il 20% dal reddito da lavoro dipendente (fino a un massimo di 3mila euro, mille per i pensionati), più le facilitazioni per le famiglie in cui è presente un disabile.