Italiani pessimisti, incerti sul futuro delle proprie finanze, depressi nei consumi e nei risparmi: lo rileva il Rapporto Italia 2013 di Eurispes, che fotografa un Paese investito troppo a lungo da crisi finanziaria e del debito, problemi dell’Euro e dell’Europa e da un quadro politico che ha prodotto una crescente sfiducia nelle istituzioni.
Per usare le parole dal rapporto, ne emerge un’Italia «al centro di una crisi che è insieme politica, economica e sociale», «di fronte ad un doloroso e veloce declino» che rende «inderogabile la necessità di avviare una seria e approfondita riflessione» coinvolgendo, in primis, la classe dirigente del Paese.
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L’impoverimento italiano
Si evidenzia in una «classe media che declina e abbassa il livello e la quantità dei propri consumi, la disoccupazione crescente e drammatica nelle sue proporzioni, in particolare per i giovani, l’abbandono degli studi superiori e la nuova emigrazione intellettuale». Tutti «drammatici segni esteriori del morbo-declino».
L’allarme non risparmia le imprese: «una classe imprenditoriale sempre meno all’altezza dei doveri di responsabilità civica che invece le competono» e che «ispirata al mero interesse personale, ascolta le sirene del breve termine e si affilia alla finanza speculativa e al freddo valore dei numeri, tappandosi le orecchie per non sentire il richiamo dell’innovazione creatrice, vero spirito animale del capitalismo sano, i cui semi pure albergano abbondanti nel Paese».
Fra gli elementi su cui puntare, media impresa e start up, le realtà più dinamiche, da promuovere attraverso misure fiscali di favore e trasferimento patrimoniale inter-generazionale, ridisegnando le direttrici di beneficio della spesa pubblica.
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I numeri della crisi
L’80% delle famiglie italiane pensa che «la situazione economica generale sia peggiorata negli ultimi dodici mesi (per il 61,5% “nettamente” e per il 18,5% in parte)». Qui si inserisce la piccola schiarita all’orizzonte: l’anno scorso il numero dei pessimisti era più alto, al 93,6%. E, parallelamente, la quota di chi pensa che la situazione sia migliorata (nettamente o in parte) passa dall’1,4% del 2012 al 10,9% di quest’anno.
Dal presente al futuro, le tinte restano relativamente fosche: il 52,8% pensa che la situazione economica del Paese subirà un peggioramento nei prossimi 12 mesi (il 27,9% la vede stabile, solo un italiano su dieci attende un miglioramento).
Interessante notare come fra questi pochi ottimisti prevalgano i giovani in cerca di prima occupazione, che ancora non sono entrati nel mondo del lavoro. Sono invece molto pessimisti i disoccupati (il 61,4% vede un peggioramento). Indicativo il fatto che ancor più negativi di coloro che cercano nuova occupazione siano gli imprenditori, sfiduciati nel 65,5% dei casi.
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Il risparmio
Il 70% degli italiani ha visto nell’ultimo anno peggiorare la propria situazione economica personale (il 40,2% di molto, il 33,3% in parte). Solo il 4,8% indica invece un miglioramento.
La situazione è peggiorata più per chi ha una partita IVA che non per i lavoratori dipendenti (anche con contratti atipici).
Il 60,6% degli italiani (significa tre su cinque) intacca i risparmi per arrivare alla fine del mese, il 62,8% ha grandi difficoltà ad affrontare la quarta (quando non la terza) settimana del mese, il 79,2% non riesce a risparmiare. Uno su cinque mette qualcosa da parte.
Le maggiori difficoltà si rilevano fra i 45 e i 64 anni, seguono i 35-44enni.
Il 66,7% ritiene che anche nei prossimi 12 mesi non riuscirà a risparmiare, mentre il 27,4% è più ottimista per il 2013.
Il 35,7% ha chiesto un prestito bancario negli ultimi tre anni (dato in aumento di 9,5 punti rispetto alla rilevazione 2012). Le categorie più bisognose di aiuti finanziari sono quelle con contratti a tempo determinato (atipico o subordinato) e le partita Iva (44,2%), contro il 35,2% dei lavoratori subordinati a tempo indeterminato.
Il 62,3% dei prestiti è stato chiesto per pagare debiti accumulati e il 44,4% per saldare prestiti precedenti.
Il 27,8% di chi chiede un prestito deve acquistare una casa, il 22,6% coprire spese mediche, il 5% per potersi permettere una vacanza, il 13,1% per far fronte ad un evento (matrimonio, battesimo, cresima).
Il 47,8% dei prestiti è per cifre ridotte, fra mille e 10mila euro, il 26,9% fra i 10mila e i 30mila euro, il 10,3% arriva a 50mila euro, il 15,1% fino a 100mila euro e oltre.
I consumi
Il 73,4% nell’ultimo anno ha visto una diminuzione del proprio potere d’acquisto. Su cosa si risparmia?
L’89,9% ha ridotto le spese per i regali, l’88,5% acquista più prodotti in saldo, l’86,7% ha ridotto le spese per i pasti fuori casa, l’85,5% cercato punti vendita più economici per i vestiti, l’84,8% riduce le spese per viaggi e vacanze, l’84,8% sceglie prodotti alimentari più convenienti, l’83,5% taglia sul tempo libero, l’83,1% le spese per estetista, parrucchiere, articoli di profumeria, l’81,9% quelle per gli articoli tecnologici.
E ancora: il 72,6% cercato punti vendita economici per gli alimentari (contro il 52,1% che dichiarava la stessa cosa nel 2012). Il 58,4% acquista prodotti online per ottenere sconti ed aderire ad offerte speciali, il 52,2% ha ridotto le spese per la benzina usando di più i mezzi pubblici, il 40,6% risparmia sulle spese mediche, il 38,4% si rivolge al mercato dell’usato.
Come cambia la vita quotidiana
Per risparmiare, il 91,8% limita le uscite fuori casa (dal 73,1% registrato un anno fa), l’82,2% invece di andare al cinema guarda film in dvd o in streaming (dal 56,5% di un anno fa), il 77,2% sostituisce la pizzeria/ristorante con cene a casa tra amici (dal 56,7% del 2012), il 44,1% va più spesso a pranzo/cena da parenti/genitori.
Ci sono anche nuove abitudini che riguardano la vita lavorativa: il 54,9% si porta il pranzo da casa.
Il 30,9% degli italiani ha fatto acquisti facendo ricorso a pagamenti rateizzati, soprattutto per comprare elettrodomestici, automobili, computer e telefonini.
Il 28,1% si è rivolto ad un “Compro oro”, con una vera e propria impennata rispetto all’8,5% del 2012.
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Il 14,4% ha chiesto prestiti a privati (non parenti e amici), non potendo accedere a prestiti bancari (più del doppio dal 6,3% del 2012.
Il 26,8% arrotonda lo stipendio con lavori informali (assistenza anziani, baby sitter, piccola sartoria).
Il 28% ha venduto beni/oggetti su canali online di compravendita.