Nel 2012 i prestiti delle banche a imprese e famiglie sono diminuiti di quasi 50 miliardi di euro: questo significa che i 200 miliardi che il sistema creditizio ha preso in prestito dalla BCE a condizioni agevolate è finito per lo più in titoli di stato italiani, investiti nel debito pubblico.
Lo rileva il Centro Studi Unimpresa, che di contro segnala l’aumento dei prestiti alla Pubblica Amministrazione:
- prestiti bancari alla PA: aumentati di 3,1 miliardi (da 1982 a 1985 miliardi),
- prestiti bancari alle imprese: scesi di 40,8 miliardi (da 914 a 873 miliardi),
- prestiti bancari alle famiglie: scesi di 7,3 miliardi (da 618 a 611).
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La stretta di gran lunga più rilevante è quella operata nei confronti delle imprese, mentre per quanto riguarda le famiglie, ecco come sono diminuiti i prestiti:
- credito al consumo: -3,8 miliardi, il 6,06%,
- mutui: -1,1 miliardi, lo 0,33%,
- altre tipologie di prestito: -2,2 miliardi, l’1,21%.
Nel 2012 le banche italiane hanno usufruito di due operazioni di rifinanziamento della BCE (Ltro, long term refinancing operation) assicurandosi liquidità in più per 201,7 miliardi di euro a un tasso dell’1%. Di questi 200 miliardi, circa 140 sono stati usati per acquistare titoli di stato.
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«Una fotografia che certifica come è nata la stretta al credito per imprese e famiglie», dichiara Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, secondo cui «proprio in banca si è inceppato l’ingranaggio principale per sostenere la ripresa dell’economia: da una parte non viene sostenuta la piccola liquidità dell’impresa, che corre il rischio così di non poter onorare i pagamenti coi fornitori e, soprattutto, di non pagare gli stipendi ai lavoratori; dall’altra non viene concesso denaro alle famiglie e così si bloccano i consumi».
Secondo Unindustria, «proprio il credito deve essere, insieme con un piano per ridurre il peso del Fisco, il primo punto su cui deve intervenire il nuovo Governo nella prossima legislatura».
Il rapporto banca-impresa
Il calo dei prestiti alle imprese viene puntualmente registrato anche dalla Banca d’Italia: nel novembre 2012 flessione del 3,4%, il maggior calo percentuale dal novembre 2009. La variazione negativa prosegue da sette mesi.
E il sentiment delle aziende nei confronti del sistema del credito è negativo. Secondo l’indagine sul rapporto banca impresa di Unindustria Bologna, il voto che gli imprenditori danno al sistema bancario è di poco superiore alla sufficienza. A pesare su questi giudizi è probabilmente la difficoltà di accesso al credito: il 6,8% delle imprese ha ricevuto un rifiuto da parte delle banche (nel 2010 era stato il 4,6%). Più penalizzate le PMI.
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Le aspettative delle imprese
Secondo l’ultimo bollettino statistico della Banca d’Italia, dicembre 2012, le imprese sono pessimiste sulla situazione economica. Sale al 41,9% (dal 37,1 di settembre) la percentuale di imprenditori secondo i quai nei prossimi tre mesi, dunque entro marzo 2013, le condizioni economiche in cui operano le imprese peggioreranno. Scende al 545 (dal 57%) il numero di coloro che si aspettano una sostanziale stabilità, e scende anche, al 3,9% (dal 5,8%), il già esiguo gruppo di chi invece vede un miglioramento.
E il pessimismo riguarda anche le previsioni su come si evolverà sempre nel trimestre, la situazione del credito: sale il numero di aziende convinte che la liquidità sarà insufficiente (al 28,6% dal 24,8) e aumentano le imprese che segnalano condizioni peggiorate nell’accesso al credito, (30,5% dal 26,1%).