All’appello IMU mancano un miliardo e cento milioni di euro rispetto alle stime sul gettito del Governo. E se per alcune città la raccolta è in linea con le previsioni (come a Roma) – quando non superiore (come a Milano) – c’è chi è andato sotto, come Napoli (-16%).
Lo rilevano le tabelle del ministero dell’Economia sul primo acconto IMU di giugno 2012. Vediamo una breve panoramica del gettito nelle principali città.
- Milano: gettito totale 410 milioni, contro attese pari a 366 milioni.
- Torino: gettito totale 202 milioni contro attese di 204 milioni.
- Genova: gettito totale 129 milioni contro attese di 130 milioni.
- Bologna: gettito totale di 103 mln contro attese intorno ai 99 milioni.
- Firenze: gettito totale a circa 93 mln contro attese di 95 milioni.
- Palermo: gettito intorno ai 54 milioni contro stime di 61 milioni.
Tutto questo renderà complicato il meccanismo della redistribuzione del gettito fra i diversi Comuni e la definizione delle aliquote locali. Per quanto riguarda la quota erariale, se non altro, il Governo ha già fatto sapere che il gettito è comunque tale da scongiurare il rischio di un ritocco vero l’alto delle aliquote base.
Ma come si arriva al buco da 1,1 mld di euro?
- Il terremoto in Emilia successivo alle stime elaborate dal Governo ha provocato uno scollamento di circa 500 milioni, quasi la metà delle entrate mancanti.
- Le case fantasma che non risultano al Catasto, tassate con una base imponibile calcolata ad hoc vista la mancanza di rendita catastale, sono responsabili di un buco da circa 350 milioni.
- Ci sono poi 260 mln di euro di mancati acconti per varie cause e relativi a varie tipologie di immobili, e 70 mln dai fabbricati rurali.
I dati diffusi dall’Economia si riferiscono alle deleghe al 4 luglio, quindi potrebbero esserci somme non ancora calcolate, magari arrivate con il ravvedimento operoso. E non si riesce ancora a calcolare quanto, della differenza fra gettito atteso e reale, possa essere imputata al fatto che sulle prime case i proprietari avevano la possibilità di scegliere se pagare in due o tre rate, e in questo secondo caso, l’acconto era più basso (un terzo invece che il 50%).