La Spending Review è la strada giusta per far recuperare competività al Sistema Italia e alle aziende: è la posizione delle principali associazioni di PMI al decreto appena varato, con un’eccezione di rilievo: Confindustria.
Il presidente di Viale Astronomia Giorgio Squinzi ha in parte condiviso l’espressione «macelleria sociale» della segretaria della Cgil Susanna Camusso, sollevando le ire del premier Mario Monti: «dichiarazioni di questo tipo fanno aumentare lo spread» ha rilanciato il capo del l’Esecutivo, dando vita a un inedito – e probabilmente involontario – scontro tra Governo e Confindustria.
Squinzi vs. Monti
Squinzi ha in realtà ammesso che il DL di Spending Review è «un primo passo nella direzione giusta»: «dobbiamo evitare una macelleria sociale, ma si deve semplificare la pubblica amministrazione perché ci sono delle ridondanze che vanno eliminate».
Squinzi ha sottolineato che, per il mondo delle imprese, la «semplificazione normativo burocratica è la madre di tutte le riforme», esprimendo stima per il lavoro del super commissario alla Spending Review, Enrico Bondi: «applicare la strategia dei costi standard e razionalizzare gli acquisti è l’unico modo per affrontare il problema».
Tuttavia, Squinzi ha espresso diverse critiche al “governo dei tecnici”, per esempio in materia di sostegno alla Ricerca, e si è lanciato in un voto: «6 meno meno, anzi dal 5 al 6.
Dura la reazione del premier Monti: il presidente Squinzi «si è associato ai commenti di un leader sindacale nel sottolineare i rischi di una macelleria sociale e ha poi dato un voto al Governo», con dichiarazioni che «fanno aumentare lo spread e i tassi a carico non solo del debito ma anche delle imprese».
La Spending Review secondo le PMI
In generale, le reazioni alla Spending Review dal mondo delle PMI sono state più equilibrate. Conferesercenti, ad esempio, parla di un «primo passo» a cui fare seguito con decisioni ancora più nette, ad esempio con interventi sugli sprechi della politica.
Più articolata la posizione di Giorgio Guerrini, presidente di Rete Imprese Italia: «avanti con decisione» perché «c’è ancora tanto da fare per evitare altri insopportabili aumenti di pressione fiscale e per recuperare risorse da destinare alla crescita»: «la spesa pubblica vale 809 miliardi, equivalente a metà del PIL, e dal 2000 al 2102 è aumentata di 250 miliardi, pari a 5,1 punti di PIL. Nello stesso periodo la Germania ha ridotto la spesa corrente primaria di 0,6 punti di PIL. Se l’Italia avesse seguito l’esempio tedesco avremmo risparmiato 18,4 miliardi l’anno».
La ricetta di Rete Imprese Italia per aumentare la competitività passa per: recupero di evasione ed elusione fiscale, taglio delle spesa pubblica, semplificazione della PA. In questo modo «si potrà anche ridurre l’enorme carico di 23 miliardi che ogni anno le imprese italiane devono sacrificare a causa dell’inefficienza della burocrazia». Infine, «va fatto di tutto» da qui al luglio 2013 «per derubricare definitivamente il tema del ricorso ad ulteriori aumenti dell’IVA».
Sul fronte Confcommercio, il presidente Carlo Sangalli ha espresso «grandissimo favore», ritenendo che sia «la strada giusta e che sia importantissimo continuare». Così come Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, riferendosi in particolare al blocco dell’aumento IVA, lo snellimento dei livelli amministrativi e la loro semplificazione, augurandosi ora «risorse sulla ripresa e sulla crescita».
Maggiori le preoccupazioni nei settori collegati ai tagli, come la Sanità: il presidente di Federsalute, Alberto De Santis, ha auspicato che i tagli alle convenzioni non siano lineari, e ha ricordato che «la semplice delega alle Regioni della scelta dei tagli non dà garanzie in questo senso».
Infine, la FIFO (Federazione Italiana dei Fornitori Ospedalieri) chiede un incontro urgente al Governo lamentando che la riduzione di importi e limiti di fornitura prevista dalla Spending Review rischia di «indurre molti dei circa 2.500 imprenditori impegnati nella distribuzione locale dei dispositivi medici a chiudere i battenti». La FIFO ha espresso comunque accordo per l’adozione di prezzi di riferimento, purché tengano conto delle medie praticate dagli ospedali, e, in materia di appalti, ricorda «la Proposta del Direttivo del Parlamento Europeo e del Consiglio» per «favorire la partecipazione delle PMI alle gare» evidenziando però che «la direzione intrapresa dal governo sembra andare, purtroppo, in senso opposto».