Il Decreto Sviluppo approda al Consiglio dei Ministri del 15 giugno con un provvedimento unico contenete sia per le misure per la crescita sia quelle per le le infrastrutture: lo stop ai rinvii lascia ipotizzare che sia stata trovata la copertura finanziaria o che siano state ridotti gli incentivi attesi.
Il Decreto Sviluppo è diviso in due sezioni: una prima parte dedicata a Infrastrutture e Trasporti e una seconda parte a Sviluppo e Crescita, con le relative misure per le imprese.
Bozza del Decreto Sviluppo 2012
Misure per imprese
Confermate le novità in materia di strumenti finanziari per PMI: «strumenti di debito a breve termine e a medio lungo termine anche a contenuto partecipativo» che si rivolgono anche a PMI non quotate, come ha spiegato il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera. Insomma, cambiali finanziarie (anche in forma dematerializzata) e obbligazioni per PMI ( i cosiddetti mini-bond).
Per questi strumenti è prevista: deducibilità degli interessi passivi per i titoli sottoscritti da investitori qualificati (non per i soci) o esenzioni sulla ritenuta alla fonte (per proventi relativi a titoli negoziati nell’Ue o in paesi white list).
Ristrutturazioni edilizie
Uno dei capitoli in sospeso fino all’ultimo riguarda gli inventivi per le ristrutturazioni edilizie: l’innalzamento della detrazione IRPEF al 50% per i lavori di ristrutturazione (dal precedente 36%) con tetto a 96.000 euro (da 48mila).
L”incentivo sull’efficienza energetica ha subito numerosi ripensamenti: da bonus fiscale del 55% a regimea semplice proroga di un anno, per poi arrivare a un incentivo a regime ma ridotto al 50% fino al taglio senza messa a regime.
FederlegnoArredo e Uncsaal (costruttori serramenti, alluminio acciaio e leghe) hanno scritto al Governo (Monti e ministri competenti) evidenziando i vantaggi per tutti del bonus 55%: stimolo agli investimenti dei privati; domanda incrementale di 2,5 mld di euro l’anno; aumento del gettito fiscale (525 milioni di IVA e a 75 milioni di reddito d’impresa) di almeno 600 mln di euro l’anno.
Per questo hanno avanzato le richieste seguenti:
- Aliquota al 55%.
- Stabilizzazione a medio termine.
- Modulazione delle rate di rimborso da cinque a dieci annualità.
- Estensione ai beni non strumentali.
I ricavi stimati verrebbero generati anche in presenza di una contrazione degli investimenti in Costruzioni di oltre il 30%. E gli investimenti delle aziende sarebbero pari a 25-35 milioni di euro annui.
Il tutto, a fronte di zero investimenti pubblici.
Gli incentivi fiscali hanno peraltro generato, dal 2007 al 2010, oltre 11 miliardi di euro di fatturato, con investimenti in manutenzione straordinaria (ristrutturazione) di edifici residenziali cresciuti del 7%, contribuendo a mitigare la contrazione della domanda (-9%) e a configurare per il 2011 un fatturato incrementale tra 2,6 e 3 mld euro.
Soltanto benefici, dunque, tanto più che grazie a questi incentivi le aziende del settore sono stimolate ad investire in innovazione di prodotto e di processo: durante il periodo di applicazione degli incentivi, i costruttori della filiera hanno incrementato gli investimenti industriali di circa il 70% per un valore superiore ai 100 mln di euro.