Il settore finanziario italiani – ABI (banche), Ania (assicurazioni), Assogestioni (risparmio gestito) e FeBAF (Federazione Banche, Assicurazioni e Finanza) – ha firmato la Carta dell’Investimento Sostenibile e Responsabile della finanza italiana, alla presenza del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, consapevole che le imprese capaci di cogliere le sfide ambientali e sociali» riescono a gestire meglio il rischio (reputazionale, legale e finanziario) e ottenere vantaggi competitivi sul mercato.
Gli investimenti sostenibili sono alla base dell’accordo, insieme a trasparenza e ottica di lungo periodo.
L’accordo si colloca nell’ambito della Settimana Italiana dell’Investimento Sostenibile e Responsabile (SRI) ed ha lo scopo di «diffondere la cultura della sostenibilità e della responsabilità sociale» attraverso pratiche di finanza sostenibile, anche sull’onda delle nuove strategie 2011-2014 dell’Unione Europea per la CSR (Corporate Social Responsability), ovvero la Responsabilità sociale d’impresa.
La Carta fa riferimento alla crisi finanziaria internazionale e sottolinea la necessità di incentivare nelle imprese (ad esempio fra manager e amministratori) meccanismi premianti per tutti, evitando «derive innescate da comportamenti opportunistici».
Investimenti ESG
Nelle scelte di investimento, la comunità finanziaria deve riconoscere l’importanza dei temi ambientali, sociali e di governance anche per motivi economici, con riferimento alla migliore competitività delle imprese che sanno interpretare queste sfide ambientali ed innescare «un meccanismo virtuoso di emulazione da parte di altre imprese».
In pratica, gli investitori devono puntare variabili ESG (Environmental, Social, Governance) con investimento di lungo periodo. Tra le indicazioni concrete:
- più stretta collaborazione fra professionisti e ricercatori accademici per sviluppare metodologie di analisi e strumenti di misurazione delle variabili ESG e del loro impatto;
- sviluppo di analisi statistiche dei rendimenti degli investimenti che adottano i criteri ESG, e diffusione dei risultati.
Trasparenza
Privilegiare la trasparenza delle informazioni significa rafforzare i legami di fiducia fra attori del mercato e ridurre i costi di transazione. Anche la Commissione Europea individua nella disclosure di informazioni extrafinanziarie un elemento importante. Si auspicano le seguenti azioni:
- aumento progressivo della qualità delle informazioni disponibili su aspetti ESG (possono contribuire finanza, investitori e imprese);
- adozione di criteri ESG, da parte di investitori istituzionali (banche, fondi comuni, fondi pensione, assicurazioni) e intermediari, accompagnata da «specifici doveri di informativa precontrattuale e di rendicontazione periodica» con riguardo a criteri, obiettivi e risultati;
- comunicazione dal parte delle imprese di eventuali strategie di sviluppo sostenibile, specificando misure adottate e risultati ottenuti;
- accelerazione su standard condivisi su informativa e rendicontazione.
Ottica di medio-lungo periodo
Si chiede un «cambiamento culturale» che corregga il cosiddetto “cortoterminismo” riducendo le distorsioni dei meccanismi decisionali «prodotte dalla recente tendenza a concentrare l’attenzione sui risultati di breve periodo». Le azioni auspicate:
- valorizzazione, da parte degli investitori istituzionali, della fase di allocazione strategica dei patrimoni coerentemente con l’orizzonte temporale di riferimento;
- incentivazione da parte delle imprese di meccanismi premianti per gli azionisti (non solo manager e amministratori, come sottolineato dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco in sede di considerazioni annuali);
- supporto dei risparmiatori nell’accesso agli investimenti di medio-lungo periodo, anche con un’offerta dedicata;
- misure legislative che incentivino il risparmio di lungo periodo.