In dirittura d’arrivo il testo finale del Decreto Sviluppo, che grazie ad anticipazioni autorevoli assume contorni sempre più definiti.
Tra le novità spiccano il credito d’imposta per le imprese che investono in ricerca e sviluppo, nuovi strumenti finanziaria (come i minibond) per PMI e una nuova norma sui tempi della giustizia per sveltire i processi, compresi quelli che vedono coinvolte le aziende.
Vediamo nel dettaglio le misure allo studio.
Sgravi per la Ricerca: medie e grandi imprese
Per le aziende che investono in R&S è prevista un’agevolazione fiscale così strutturata: credito d’imposta pari al 30% dell’importo degli investimenti, che però devono essere pari ad almeno 50mila euro l’anno con tetto massimo di 600mila euro.
La misura tende ad incentivare questo tipo di investimenti, ma di fatto sembra destinata a penalizzare le PMI, per le quali un investimento di 50mila euro è piuttosto alto. Una ricerca di Fondazione Impresa del 2011 evidenzia come fra le piccole e medie imprese che negli ultimi due anni hanno sostenuto costi per l’innovazione, oltre la metà (54,5%) ha speso meno di 10mila euro e solo il 22,2%, (1/5) ha toccato la soglia dei 50mila euro.
La norma, in pratica, avvantaggerebbe le grandi aziende, le uniche che possono permettersi tali investimenti.
Compensazioni fiscali
Il Decreto Sviluppo 2012 dovrebbe prevedere un generale innalzamento delle soglie di compensazione dei crediti fiscali: in vista vi è un raddoppio, da 516.456,90 euro a un milione di euro per ciascun anno solare per tutti i contribuenti.
Per le imprese il tetto massimo passa: a 2 milioni di euro per quelle con bilancio certificato; a 5 milioni per le società quotate in borsa.
Strumenti finanziari per PMI
Una nuova misura consentirebbe anche alle PMI non quotate di emettere titoli, di capitale o di debito.
Per questi mini bond sarebbero richiesti uno sponsor e almeno un bilancio certificato. La loro circolazione sarebbe limitata tra investitori qualificati.
Potrebbero essere accessibili per imprese che fatturano almeno 10 milioni di euro: un sistema di circa 4mila aziende, che potrebbero emettere titoli per 20-30 miliardi di euro.
Si pensa anche a un meccanismo di deducibilità degli interessi e di agevolazioni fiscali simili a quelle previste per le obbligazioni societarie.
Tempi della giustizia
Il Decreto Sviluppo si occupa anche dei tempi della giustizia, una delle “palle al piede” del sistema Italia.
Si parla di una norma che introdurrebbe un tetto massimo di sei anni per la durata dei processi: tre anni per il primo grado, due anni per l’appello, un anno per il terzo grado.
Previsti anche dei “filtri” per evitare, nel giudizio penale e in quello civile, impugnazioni e cavilli pretestuosi con l’unico fine di allungare i tempi.