Ci sono 900 milioni di euro per la crescita e lo sviluppo della competitività delle imprese nel Piano per il Sud varato dal Consiglio dei ministri l’11 maggio. Sbloccati in tutto 2,3 miliardi di fondi UE.
Si tratta di fondi per il Mezzogiorno che in sostanza vengono riprogrammati e, per la precisione, riguardano quattro Regioni: Sicilia, Calabria, Puglia e Calabria.
Ma ci sono anche altri interventi di questo piano sociale per il Sud che, di fatto, interessano le imprese: nuovi finanziamento per l’autoimpiego e l‘imprenditoria giovanile; sviluppo dell’appredistato e misure per far uscire i giovani dalla condizione di “non studio e non lavoro“; riqualificazione e rilancio del patrimonio culturale (volano di sviluppo economico per un settore di impresa importante in Italia come quello del turismo); riduzione dei tempi della giustizia civile e potenziamento del processo telematico; misure di inclusione sociale come quelle che riguardano la cura dell’infanzia (asili nido) e l’assistenza agli anziani, che hanno fra gli obiettivi quello di favorire la partecipazione delle donne al mondo del lavoro.
Vediamo, uno per uno, quali sono gli interventi del piano che più o meno direttamente riguardano le imprese.
Competitività e innovazione
A questo obiettivo come detto sono destinati 900 milioni di euro, che significa quasi la metà dei 2,3 miliardi totali del piano per il Sud, a testimonianza del ruolo che le imprese hanno nelle politiche per la crescita. Per spingere a competitività delle imprese si attivano i seguenti strumenti:
- rafforzamento del Fondo centrale di garanzia, sbloccando le relative risorse aggiuntive comunitarie, con l’obiettivo ad esempio di rafforzare l’operatività degli strumenti finanziari utili a favorire l’accesso al credito per le piccole e medie imprese;
- Sostenere nuova imprenditoria giovanile e femminile attraverso le opportunità offerte dal D.Lgd 185/2000 (dedicato agli incentivi per autoimprenditorialità e autoimpiego) e lo start up di imprese innovative;
- Favorire l’attuazione di progetti strategici e di grandi dimensioni (attraverso l’utilizzo del nuovo strumento dei Contratti di Sviluppo);
- Promuovere l’export;
- Sostegno alla domanda pubblica di ricerca e innovazione tramite il ricorso a nuovi strumenti e metodi, come il Pre-Commercial Public Procurement (PCM), bandi di idee propedeutici alla pubblicazione di bandi commerciali innovativi;
- Stimolo alla progettazione di città e comunità intelligenti (le smart city) attraverso azioni per lo sviluppo, tecnologie in particolare nell’ambito dell’energia sostenibile, finanziamento dei distretti tecnologici operanti sui territori.
Misure per i giovani
Il pacchetto per i giovani prevede diverse misure, per un totale di 220 milioni di euro, in parte destinate a questioni di particolare urgenza sociale, come la lotta all’abbandono scolastico, in queste regine sopra la media italiana (anche qui, si può dire che da una miglior preparazione dei giovani le imprese hanno tutto da guadagnarci), o il potenziamento del privato sociale.
Ma ci sono anche misure che riguardano direttamente il mondo delle imprese: 50 milioni di euro vengono destinati alle iniziative per l’apprendistato e in genere per favorire il lavoro giovanile. Fra i risultati attesi, c’è quello di un aumento della consapevolezza da parte delle imprese del valore della risorsa giovani. Le linee d’azione, concretamente, prevedono di destinare:
- 10 milioni di euro a interventi per la promozione di esperienze lavorative e professionalizzanti per i giovani oltre i 18 anni che non sono occupati né inseriti in percorsi di istruzione e formazione (a questo 10 milioni).
- Gli altri 40 milioni di euro a promozione dell’apprendistato e mestieri a vocazione artigianale attraverso incentivi alle assunzioni e strumenti volti a favorire la formazione on the job.
C’è poi il Progetto Angels, con l’investimento di 5,3 milioni per favorire la ricerca all’Università, anche attraverso maggiori rapporti con il mondo accademico internazionale. Fra gli obiettivi di questo progetto, c’è anche quello di favorire la competitività e l’innovazione delle imprese del Mezzogiorno attraverso la formazione delle nuove e classi dirigenti.
Importante il capitolo dedicato allo sviluppo dell’imprenditorialità giovanile, per il quale ci sono 50 milioni.
Misure per il patrimonio culturale
Qui c’è un pacchetto da 330 milioni di euro, che riguarda da vicino la crescita mirando a sviluppare un settore, quello appunto della cultura e del turismo, importante e ricco di opportunità per l’Italia (e ad alto numero di PMI).
Si va dalle misure per la valorizzazione e la conservazione del patrimonio artistico e culturale, anche attraverso le tecnologie, al rilancio dell’attrattività e della competitività territoriale, anche in chiave turistica.
Il piano individua una serie di siti specifici su cui agire, fra i quali il Polo museale di Sibari, in Calabria, il Museo di Capidimonte, in Campania, Castel del Monte, in Puglia, la Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, in Sicilia.
Giustizia civile
In questa parte del piano si investono 4,4 milioni di euro per velocizzare la giustizia civile attraverso l’attivazione del Processo Telematico in 23 uffici giudiziari in Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna e Abruzzo.
La Banca d Italia ha stimato che la risoluzione di un contenzioso civile in primo grado richiede, nel Mezzogiorno, circa il doppio del tempo richiesto in media nel Centro-Nord.
Questo, per quanto riguarda le imprese, incide negativamente sulla propensione agli investimenti, sulla circolazione del credito, sugli investimenti da parte di imprese estere.
Innovazione energetica
Ci sono 124 milioni di euro per promuovere modelli di Green e Smart City con interventi in materia di risparmio energetico, energia rinnovabile e mobilità. In questo pacchetto si prevedono anche interventi di sostegno alle imprese.
Interventi per l’inclusione sociale
Questo è un capitolo molto corposo del piano per il Sud, che prevede ad esempio 400 milioni di euro per il potenziamento dei servizi per l’infanzia (18mila nuovi posti nido entro il 2015), e 330 milioni di euro per il servizi di assistenza domiciliare agli anziani.
In entrambi i casi, si sottolinea come siano misure che hanno l’obiettivo di favorire le donne, su cui gravano particolarmente questi servizi di cura in mancanza di adeguate strutture, dando loro maggior possibilità di scegliere se lavorare o meno.