Le imprese utilizzano in modo sempre più significativo tecnologie dell’Informazione e della comunicazione (ICT), spesso riuscendo a migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi offerti. L’ICT rappresenta dunque una possibilità di crescita, tanto che negli ultimi tre anni ha contribuito all’incremento della produttività e del PIL fino al 21% nelle economie più avanzate.
Ancora di più in questo momento di crisi, con risorse limitate, è necessario ridurre i costi in favore di un vero e proprio mercato unico digitale, capace di favorire la la crescita, l’innovazione e la competitività delle piccole e medie imprese accrescendo le opportunità per i nuovi imprenditori.
Ad evidenziarlo è il documento “Wired for Growth and Innovation: How Digital Technologies are Reshaping Small and Medium-Sized Businesses and Empowering Entrepreneurs”, redatto da Ann Mettler e Sylwia Stepien del Consiglio di Lisbona.
Di fatto, l’Agenda Digitale UE è uno dei vessilli della strategia Europa 2020.
Le tecnologie digitali rappresentano un potenziale enorme per le imprese, che se potessero contate su un mercato ICT più dinamico e ricco di opportunità potrebbero potenziare il proprio business. Se poi pensiamo che le PMI rappresentano il 99% delle imprese europee – e più del 90% sono micro-imprese con meno di 10 dipendenti – si comprende quanto sia strategico portare la tecnologia nelle piccole aziende con azioni coraggiose.
Non a caso le PMI più e “tecnologiche” sono quelle che crescono di più, distinguendosi nell’Export (esportando il doppio delle altre) e creando anche il doppio dei posti di lavoro rispetto alle PMi non innovative.
Regno Unito, Svezia e Danimarca devono farci da esempio: da loro la Internet Economy vale rispettivamente il 7,2%, il 6,6% e il 4,3% del PIL, mentre in Italia si ferma al 2%. In Italia siamo drammaticamente indietro, e or ci stiamo riprovando con l’Agenda Digitale Italiana.
Tra i punti deboli nella UE, al di là dello scenario nazionale, si evidenziano la ridotta diffusione delle connessioni a banda ultra larga (con lo 0,9% delle connessioni sopra i 100Mbos) ed una insufficiente formazione ICT, fenomeni che vanno ad aggravare la già difficile situazione del mercato causata dalla crisi economica, che ha inoltre favorito l’impennata della disoccupazione (che coinvolge il 22,4% dei giovani europei).
A questi freni, si aggiungono gli aspetti più prettamente tecnologici, come la necessità di sviluppare sistemi di e-Commerce più sicuri e in grado di guadagnare la fiducia dei navigatori, oppure quella di sviluppare in modo più ampio ed efficace il paradigma del Cloud Computing.
La risposta pragmatica è l’investimento nell’economia digitale, sia in termini nazionali sia in termini di politiche europee capaci di dare vita ad un mercato unico digitale senza barriere per le imprese della UE.