Viviamo troppo a lungo, la crescente longevità rende le pensioni sempre più costose e ha un impatto negativo sui conti pubblici (di tutti i Paesi del mondo). E come se questo non bastasse la crisi economica e finanziaria aumenta i rischi in misura tale che nel mondo non esitono più asset di investimento sicuri, nemmeno i Treasury Usa, ovvero i titoli di stato americani, o quelli tedeschi, i famosi Bund su cui si misura l’ormai famoso spread degli altri bond europei.
L’analisi è firmata dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi), ed è contenuta nel Global Financial Stability Report che verrà presentato integralmente la prossima settimana a Washington ma di cui sono stati anticipati due capitoli.
Per l’Italia c’è una piccola soddisfazione, perchè viene citato fra i pochi Paesi, ad aver già intrapreso misure per ridurre il rischio longevità aumentando l’età pensionabile e correlandola alle aspettative di vita, con la riforma delle pensioni Fornero.
Misure sull’età pensionabile, si legge nel report, sono state intraprese anche da Danimarca e Francia mentre ci sono altri Paesi, come Finlandia, Giappone, Germania e Portogallo, che hanno invece legato l’aumento delle aspettative di vita ai benefit pensionistici.
SOS longevità
Quello del Fmi è un vero allarme longevità: l’impatto dell’allungamento delle aspettative di vita su economia e conti pubblici è profondo. Nel dettaglio, «se nel 2050 la vita media si allungasse di tre anni in più rispetto alle attese attuali (in linea con la media del passato, peraltro sottostimata) sarebbero necessarie risorse extra pari all’1-2% annuo del PIL».
Per le economie avanzate, questo significa per il prossimi 40 anni un costo totale aggiuntivo pari al 50% del PIL del 2010 (per le economie emergenti, invece, la stima è pari al 25% del PIL 2010). Provare a fare la somma, vuol dire arrivare a una cifra di decine di migliaia di miliardi di dollari.
Dunque, il rischio longevità, oggi poco riconosciuto (nel senso che è generalmente sottovalutato) secondo il Fondo Monetario deve essere maggiormente preso in considerazione dai Governi, che devono adeguare i relativi sistemi di Welfare.
Le misure suggerite:
- aumento dell’età pensionabile, preferibilmente collegandola con meccanismi automatici all’aumento delle aspettative di vita.
- Aumento dei contributi pensionistici, o riduzione dei benefit.
- Stimolo a prodotti finanziari (fondi pensione, assicurazioni) che tengano a loro volta conto dell’aumento delle aspettative di vita.
- Un buon bilanciamento del rischio determinato dall’aumento delle aspettative di vita fra settore pubblico e privato.
- Questo rischio, sui mercati finanziari, va trasferito dai fondi pensione a soggetti che sono più attrezzati per gestire, appunto, i rischi finanziari.
Come si vede, un mix di soluzioni che parte dalla necessità di riformare i sistemi di Welfare e arriva a quella di promuovere, e regolamentare correttamente, il segmento finanziario che gira intorno ai trattamenti pensionistici.
Sistema finanziario
E qui si può inserire l’altro monito del Fmi, che non riguarda più le pensioni ma il sistema finanziario nel suo complesso. Esiste, secondo gli esperti dell’organismo guidato da Christine Lagarde, quello che si potrebbe definire rischio globale di insicurezza.
Il report cita crisi finanziaria, crisi del debito sovrano, abbassamenti di rating «di debiti sovrani precedentemtne considerati privi di rischio» (probabilmente, un riferimento anche al fatto che l’estate scorsa una delle tre agenzia, S&P, ha tolto la tripla A agli Usa). E conclude: non ci sono più asset veramente sicuri, e questo è un problema molto serio per la stabilità finanziaria globale.
E ancora: «le distorsioni del mercato pongono sfide sempre maggiori sulla capacità degli asset sicuri (titoli del Tesoro americano, bund tedeschi, corporate bond con rating molto alto) di continuare a svolgere il proprio ruolo guida del mercato globale».
Anche qui, ci sono delle cifre: entro il 2016 la disponibilità di asset sicuri potrebbero calare di 9 mila miliardi di dollari.
I consigli del Fmi:
- miglioramento delle politiche fiscali,
- incoraggiamento anche alle economie emergenti di emettere propri titoli di debito sicuri,
- una regolamentazione che preveda un buon bilanciamento fra il desiderio di assicurare la solidità degli istituti finanziari e i costi associati con una potenziale acquisizione troppo rapida di asset sicuri.
Con un pò di malizia si potrebbe aggiungere che, forse, fra le “distorsioni” andrebbe segnalata quella per cui i corporate bond di Lehman Brothers alla vigilia del fallimento erano considerati asset molto sicuri.