Il maltempo ha causato ingenti danni alle imprese italiane, ma il peggio non è passato: l’allarme neve potrebbe trasformarsi in emergenza gas per le aziende con un contratto da “cliente interrompibile”, e quindi a serio rischio di approvvigionamento: lo ha spiegato l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni.
L’emergenza gas assume particolare rilievo per le aziende che già stanno patendo danni economici su altri fronti: bilancio pesante soprattutto per le imprese agricole, con decine di milioni di danni e grandi quantità di merce perduta.
Pesano per tutti le difficoltà di trasporto dei prodotti per la vendita al dettaglio (in un Paese in cui viaggia su strada quasi il 90% delle merci) e delle materie prime, e soffrono le aziende che poggiano su una rete di vendita e personale in movimento.
Emergenza gas
Ma partiamo dal capitolo relativo all’approvvigionamento del gas. Il problema è rappresentato dal fatto che l’ondata di gelo non ha colpito solo l’Italia, ma anche altri Paesi europei, ad esempio la Russia, che è un grande fornitore di gas della Penisola (attraverso Gazprom). Quindi si incrociano un picco di consumi, 440 milioni di metri cubi al giorno, con un problema di approvvigionamento dalla Russia, che a sua volta è colpita da un’ondata di freddo e ha annunciato un calo di forniture per l’Italia.
Scaroni ha spiegato che l’Eni ha fatto fronte alla situazione aumentando le importazioni dall’Algeria e dal Nord Europa. Tutto a posto fino a mercoledì, dunque, ma da giovedì potrebbero iniziare i problemi.
Il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, sottolinea che anche in questa fase critica la situazione è ben monitorata.
Contratti interrompibili
Resta il fatto che l’allarme di Scaroni preoccupa le imprese. Sono due le cose che potrebbero succedere: l’ipotesi peggiore è quella di lasciare senza gas i clienti interrompibili, ovvero quelle aziende che per contratto accettano il rischio di interruzione della fornitura in cambio di bollette più leggere.
Un’altra soluzione allo studio è quella di bruciare olio combustibile, invece che gas metano, nelle centrali termoelettriche per una settimana cosa che normalmente non si fa perché si tratta di una soluzione altamente inquinante.
Le prossime ore saranno decisive per capire quali misure di emergenza verranno intraprese, essendo prevista una riunione al ministero dello Sviluppo Economico per oggi, lunedì 6 febbraio.
Intanto, le aziende dichiarano la loro preoccupazione (è già successo in passato che si verificassero interruzioni delle forniture).
La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, esprime preoccupazione per una situazione che «rischia di diventare critica»: «giovedì ci potrebbe essere la decisione di interrompere le aziende e su questo noi richiamiamo l’attenzione, perché le imprese hanno già subito gli scioperi dei Tir e in alcune aree del Paese l’impossibilitá di spedire la merce per problemi di maltempo. Se a questo si dovesse aggiungere anche questo, il rischio è di creare una forte penalizzazione per le imprese».
Un ulteriore problema è rappresentato dal fatto che a causa del maltempo non funziona il rigassificatore di Rovigo, al largo delle coste venete. Adriatic Lng, gestore del terminale, spiega che il mare grosso e le condizioni meteo hanno «avuto impatti sul programma di ormeggio delle navi metaniere per motivi di sicurezza» e di conseguenza «il volume di gas inviato nella rete nazionale gasdotti è stato ridotto». La ripresa delle normali attività dipenderà dall’evoluzione del meteo.
I danni all’agricoltura
Infine, i danni a uno dei settori maggiormente colpiti dal maltempo, l’agricoltura. La Cia, confederazione italiana agricoltori, stima danni per 100 milioni di euro (stima analoga da parte della Coldiretti): ci sono circa 50mila imprese agricole paralizzate, ci sono 100mila tonnellate di ortofrutta, 200mila litri di latte, un milione di uova e quasi 2mila tonnellate tra carni bovine, suine e avicole bloccate sulle strade e nelle aziende. E ancora: danneggiati o distrutti il 5% tra alberi da frutta, olivi e viti e ben il 10% delle strutture aziendali, fra serre, stalle, magazzini, cascine e ripostigli. E c’è un’impennata dei consumi di gasolio agricolo per il riscaldamento delle serre e delle strutture aziendali.
Tutto questo rischia di provocare una nuova ondata di speculazione sui prezzi dei prodotti alimentari.