Lo sciopero dei Tir prosegue, e fra la linea dura annunciata dal governo, i disagi, la durezza della protesta, gli episodi anche drammatici che la stanno caratterizzando, si fanno anche i conti sui danni all’economia. Perchè l’Italia è un paese nel quale viaggia su gomma quasi il 90% delle merci, e sono diverse le associazioni imprenditoriali, aziende agricole in testa, che lanciano l’allarme per le perdite di questi giorni.
La Coldiretti parla di oltre 100 milioni di euro di danni per le imprese (spesso Pmi) dell’agroalimentare Made in Italy. La Conferesercenti denuncia «gravi danni economici alle imprese del commercio e dei servizi e forti disagi ai cittadini per la carenza di approvvigionamento di generi di prima necessità e di carburante». Per Confesercenti, «così si mette in ginocchio un paese già provato dalla crisi».
Al danno economico immediato, spiega Sergio Marini, presidente dell’associazione degli imprenditori agricoli, «va aggiunta la perdita di credibilità con la grande distribuzione europea pronta a sostituire il prodotto Made in Italy con quello proveniente da Paesi come la Spagna nell’ortofrutta o dall’Olanda per i fiori, diretti concorrenti della produzione Made in Italy».
Marini fornisce una breve panoramica delle perdite registrate un po’ su tutto il territorio: 7,5 milioni di euro per il mercato di Fondi (Lazio), 3 milioni di euro per quello di Catania in Sicilia. In Campania si perdono 1,2 milioni di euro al giorno per il latte, anche di bufala, e oltre 5 milioni per l’ortofrutta (il Consorzio della mozzarella di bufala campana stima danni per 600mila euro). In Emilia Romagna la mancata consegna di prodotti ortofrutticoli potrebbe costare una decina di milioni, in Puglia tra latte, ortofrutta e fiori il danno e’ di circa 7 milioni di euro, le aziende agricole lombarde stimano un milione di danni.
E ancora, Coldiretti denuncia il preoccupante calo degli ordinativi dall’estero, il fatto che gli agricoltori oltre a perdere il prodotto deprezzato si accollano i costi per smaltire le merci non più commercializzabili, e sottolinea anche che il caro-gasolio (uno dei motivi principali della protesta dei tir) rappresenta un problema anche per il settore agricolo: alle aziende agricole è costato 400 milioni in un anno.
Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, a sua volta parla di «grave danno all’economia e alla nostra immagine internazionale» in un appello rivolto al Governo per «ristabilire legalità e certezza del diritto messe gravemente a rischio dagli atteggiamenti irresponsabili di pochi».
Confesercenti esprime forte preoccupazione, parla di «difficoltà inaccettabili per la libera circolazione delle merci e, di conseguenza, per le famiglie e le imprese» chiedendo a sua volta l’intervento del governo.
Il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri ha già chiarito che i prefetti possono far ricorso alle misure che ritengono opportune per evitare interruzioni di servizi pubblici, come fatto ad esempio con l’ordinanza della prefettura di Roma, e non ha escluso il ricorso alla precettazione.
Quanto ai motivi della protesta, riguardano il caro gasolio, i costi che gli autotrasportatori devono sostenere, gli scarsi guadagni, la concorrenza straniera.
Il decreto sulle semplificazioni che il governo sta preparando con ogni probabilità terrà conto di una serie di richieste della categoria, con misure a sostegno dell‘autotrasporto.