Il 2011 non è certo stato un anno roseo per il risparmio gestito, che ha risentito della crisi economica, e anche per quanto riguarda le previsioni su come andrà il 2012 al momento prevale un clima di incertezza. Per avere un quadro preciso sull’andamento dell’anno appena concluso bisogna attendere l’ultimo report trimestrale di Assogestioni, che però ha già diffuso le anticipazioni relative al mese di novembre. Queste vedono il settore del risparmio gestito perdere altri 8,5 miliardi, protando il deflusso dei primi 11 mesi dell’anno a quota 31 miliardi di euro.
Qualche notizia positiva arriva però da alcuni big quotati in borsa, ovvero Banca Generali e Azimut, che in questi giorni hanno comunicato i dati sull’intera raccolta 2011: Banca Generali ha segnato un piccolo boom in dicembre, Azimut ha superato la raccolta 2010.
Resta il fatto che il dato complessivo dell’industria, almeno per quando riguarda il periodo gennaio-novembre, è negativo. La crisi economica, quella dei mercati finanziari, la perdita di fiducia da parte degli investitori e la concorrenza di prodotti considerati evidentemente più sicuri in un clima di turbolenze finanziarie, come i conti di deposito e i titoli di stato, vengono considerati i motivi principali della fuga dai fondi di investimento.
I dati di novembre
Gli 8,5 miliardi di deflusso segnati dalla raccolta complessiva in novembre seguono la perdita pari a 5,8 miliardi di ottobre. In termini assoluti, il patrimonio gestito di novembre è pari a 926 miliardi di euro, dai 958 miliardi di ottobre.
La perdita maggiore è da attribuire alla gestione collettiva, -6,25 miliardi, rappresentata in larga maggioranza dai fondi aperti: la gestione collettiva raccoglieva a novembre un totale di 457 miliardi, dei quali 416 gestiti dai fondi aperti e 41 dai fondi chiusi.
Ma è in decisa flessione anche la gestione di portafoglio, -2,24 miliardi, che ha visto proseguire l’emorragia del retail, -1,67, a cui si somma, in controtendenza rispetto all’andamento positivo del precedente mese di ottobre, il segno negativo anche sul fronte delle gestioni istituzionali, sotto di 570 milioni.
Fra le diverse tipologie di fondi, fuga dagli obbligazionari, -2,4 miliardi, che del resto sono anche quelli su cui maggiormente si concentra la raccolta (rappresentano il 43% del totale), ma anche dai flessibili, -1,3 miliardi (contro il deflusso di 580 milioni del mese precedente).
L’influenza della crisi economica
Corrado Caironi, strategist di R&CA, sottolinea la perdita di fiducia, che colpisce un po’ tutti e coinvolge dunque anche i fondi flessibili, dovuta anche al perdurare della crisi del debito e ai venti recessivi dell’economia europea. Ma anche la concorrenza di altri tipi di investimento come i fondi monetari, i conti di deposito, i rendimenti dei titoli di stato.
In effetti, gli ultimi dati di Lipper confermano che l’industria europea del risparmio gestito segna un calo (anche qui, i dati riguardano novembre, con deflussi per 9 miliardi), che però viene limitato proprio dal dato positivo, per 183 miliardi, relativi ai prodotti del mercato monetario.
E i dati di Assogestioni relativi all’Italia vedono i fondi monetari in calo, -1,2 miliardi, ma con un andamento migliore rispetto alla perdita superiore ai 2 miliardi di ottobre.
Generali e Azimut positivi
Pur in questo scenario, Banca Generali e Azimut hanno chiuso il 2011 con numeri positivi. La controllata del gruppo assicurativo triestino ha annunciato una raccolta complessiva di 1,26 miliardi (molto vicino a 1,27 miliardi del 2010), fra l’altro con un afflusso di 178 milioni a dicembre, il migliori risultato mensile dell’anno. Azimut ha chiuso con una raccolta di 510 milioni, in salita dai 451 del 2010 (dati a parità di perimetro, che escludono il consolidamento di Compagnie de Gestion privée Monegasque).
Previsioni 2012
Simone Calamai, AD di Fundstore, si aspetta dei dati di dicembre non esaltanti (fra l’altro, si tratta di un mese in cui in genere gli investitori retail spendono i soldi in altro modo e gli altri aggiustano il portafogli in vista delle scadenze di fine anno) e, per quanto riguarda il 2012, ritiene che per invertire il trend ci vorranno probabilmente buone notizie sul fronte dei debiti sovrani.