Il mercato interno italiano ha dimensioni di tutto rispetto: è al decimo posto nel mondo secondo la classifica del World Economic Forum.
Ma evidentemente la dimensioni non bastano, in un paese che è entrato nel 2012 in fase di recessione. Per le aziende, pmi in primis, la situazione è complessa e sono moltissimi a lamentare la difficoltà di fare fatturato all’interno dei confini d una penisola dove tutti gli indicatori sui consumi sono in linea con lo scenario di crisi. E allora, fra le ricette per crescere in questo 2012 che si preannuncia particolarmente difficile, c’è senz’altro quella di cercare sbocchi su nuovi mercati.
Secondo le analisi del Fondo Monetario Internazionale, le economie che nel 2011 hanno registrato il maggior tasso di crescita sono quelle emergenti asiatiche, Cina e India e in primis, con il pil che ancora nel 2012 è previsto a tassi ben diversi dai nostri: 9% in Cina (pur in calo rispetto al 9,5% del 2011), 7,5% in India. Ma si tratta di paesi geograficamente molto distanti dall’Italia e dall’Europa, e questo potrebbe essere un ostacolo per un’azienda di piccole dimensioni (anche se ci sono molte pmi che si affacciano su questi mercati, anche attraverso partnership locali, con ottimi risultati).
E qui si può inserire una considerazione sui mercati dell‘Est Europeo, che è più vicino: è vero che si tratta di paesi che almeno in parte possono risentire della crisi del debito del Vecchio Continente, con tutte le incertezze che questo comporta per esempio in tema di solidità dei vari sistemi finanziari nazionali. Ma è anche vero che si tratta di paesi con tassi di sviluppo ben più alti del nostro. La Russia nel 2011 è cresciuta del 4,3%, e per il 2012 si prevede un 4,1%. Il resto dell’Europa centro orientale (esclusa quindi la Russia, che è l’economia emergenzte per eccellenza in questa zona) crescerà di un tasso ancora più alto, pari al 5,1% (in rallentamento dal 5,3% del 2011).
Se il tasso di crescita è certamente importante, ci sono altri indicatori che possono interessare un’azienda che vuole investire su un mercato estero.
Secondo la classifica del World Economic Forum, il paese più competitivo del mondo è la Svizzera, seguita da Singapore, opportunità quindi interessante per chi guarda a Est. In questa classifica, che prende in considerazioni una serie di indicatori come la qualità delle istituzioni, l’ambiente macroeconomico, i diversi segmenti di mercato, la Russia invece non è posizionata benissimo, al 66esimo posto.
Quanto alle dimensioni dei diversi mercati interni, il numero uno del mondo è quello statunitense, seguito dai soliti giganti asiatici, Cina, India e anche Giappone. La Russia qui è nella top ten. E fra i paesi dell’est europeo, spiccano le dimensioni del mercato turco, il 15esimo del mondo.
Infine, vale la pena di ricordare che l’area del mondo che produce la maggior parte del pil, aggregando i dati dei diversi paesi, resta l’Europa, intesa come Unione Europea.
Investire dunque su mercati domestici o vicini può essere conveniente, ma è difficile. La concorrenza numero uno, per il Made in Italy e per l’industria manifatturiera italiana, è senz’altro la Germania. Ci sono esempi di imprenditori di Pmi italiani che hanno saputo trovare ricette vincenti: in piena crisi del tessile, i produttori di moquette del bergamasco hanno riconvertito la produzione puntanto sui campi da calcio in erba sintetica.
Innovazione, dunque, ma anche capacità di fare rete. Questa è una tendenza su cui stanno lavorando anche le banche, che pensano di emettere specifici rating per le aziende che creano sinergie di rete, e le associazioni di categoria. L’Ucima (produttori di macchinari packaging) con l’iniziativa “Porte aperte” ha offerto per un anno i propri servizi gratuitamente, facendo crescere le adesioni.