Tutto questo mentre la legge Reguzzoni-Calearo-Versace, che prometteva di istituire e regolamentare l’obbligo di etichetta, è ancora ferma in attesa del via libera della Commissione Europea, autorità competente su queste tematiche, e mentre un centinaio di aziende del sistema moda, molte delle quali del comasco, hanno elaborato e messo in pratica forme di autocertificazione che garantiscano la provenienza e il tipo di lavorazione dei prodotti.
«Per conquistare i paesi in via di sviluppo è fondamentale utilizzare bene i fondi per la promozione, senza spenderli in mille rigagnoli. Anche perché i nostri concorrenti, a partire da Francia e Germania, non stanno certo a guardare» ha affermato Michele Tronconi, presidente di Sistema Moda Italia, auspicando al tempo stesso la razionalizzazione dell’Istituto del Commercio Estero, per facilitare le imprese a costruire una preparazione efficace e a mettere a punto strategie adeguate. Oggi sono poche le aziende che vantano una presenza in questi mercati, e in molti casi si tratta di quelle che hanno compreso che produrre in Italia e vendere in Cina è impensabile, mentre è necessario cercare un’azienda che possa applicare le conoscenze e le tecniche in loco, disponendo magari già di una distribuzione adeguata.
foto: Camera Nazionale della Moda Italiana