Se acqua e cibo sono sfide del terzo millennio, l’Expo 2015 non riesce ad affrontarle con gli strumenti adeguati. L’affermazione sembra forte visto che il tema dell’esposizione universale è “Nutrire il pianeta, energia per la vita“, ma in fiera il cibo è solo a pagamento e persino l’acqua costa cara. Con un’eccezione: 32 Case dell’acqua (Gruppo CAP e MM) che offrono acqua naturale e frizzante gratuita. Piccoli totem con scritto “l’acqua è una risorsa preziosa” e l’indicazione della strada di Milano o hinterland in cui saranno collocate al termine dell’Expo 2015. Peccato non siano segnalate (non si trovano neanche sui totem informativi sparsi per i 6 km del sito espositivo con le indicazioni logistiche ed il programma).
Stesso discorso per il cibo. Il visitatore è sollecitato ai temi della nutrizione, può approfondire tecniche di coltivazione antiche, moderne e futuristiche, passeggia fra aree verdi, giardini, orti rigogliosi, visita padiglioni che presentano le tradizioni alimentari dell’intero pianeta con le più moderne tecnologie multimediali. Ma se vuole mangiare si deve pagare, a prezzi alti, molto alti, anche cibo di strada.
Passiamo da una critica a un punto a favore: gli spunti interessanti non mancano. Di classifiche di padiglioni già in queste prime settimane ne sono girate parecchie e con ogni probabilità il trend proseguirà fino a fine ottobre, ovvero fino al termine dell’Expo 2015.
Fra gli allestimenti da segnalare, sicuramente il Padiglione Zero. Una sorta di storia della civiltà vista attraverso ambienti, attrezzi dell’agricoltura e dell’allevamento, natura e città, tecnologie, mercato, sostenibilità, spreco del cibo. Qui, i temi di Expo 2015 ci sono tutti e sono esposti con immagini, suoni, tecnologie, installazioni e contenuti che lasciano una forte impressione. «Zero sprechi, zero perdite» recita uno dei pannelli dell’ONU, che alla “Sfida fame zero, uniti per un mondo sostenibile” dedica l’intero percorso di questo Padiglione e molti altri punti del sito espositivo.
Padiglione Italia
L’Italia, paese ospitante, riesce a stupire ma anche a sottolineare i punti critici di questa Expo Milano 2015.
La mostra lungo il percorso del Padiglione utilizza tecnologie ed effetti speciali che accompagnano il visitatore fra storia, bellezze, culture e tradizioni di un paese che nel mondo, da questi punti di vista, non è secondo a nessuno. Impressionante la stanza degli specchi, in cui si cammina all’interno dei più bei luoghi d’Italia riprodotti su superfici specchiate di cui è interamente formato l’ambiente.
Uno spunto interessante per le imprese è offerto dalla prima sala, con le statue degli imprenditori dell’Agroalimentare di ogni regione, con scenografie ad hoc. Inutile sottolineare come sia un fiore all’occhiello del Made in Italy ma, diciamolo, il viale che accompagna il visitatore lungo tutte le Regioni Italiane tradisce un po’ questa vocazione: più che la classica passeggiata di un borgo italiano sembra una strada del lusso alimentare (poco in tema con lo slogan dell’Expo “nutrire il pianeta”). Le tradizioni di uno dei paesi con la cultura alimentare più famosa del mondo risultano disperse in una frammentazione di stimoli troppo commerciali per una manifestazione che dovrebbe essenzialmente essere culturale. Sembra più un Vinitaly o a una fiera agroalimentare ma senza degustazioni! Sarà interessante vedere, a fine Expo, se e quanto questa scelta pagherà in termini di risultato. Un punto a favore del Padiglione Italia è invece l’ambiente con le teche dedicate al punto di unione fra ricerca e tecnologie per l’alimentare: si scopre un pregiato caviale italiano o i tessuti con le bucce d’arancia.
Da segnalare
Per le imprese è interessante la scelta del padiglione dell’Unione Europea, che punta molto sulle PMI. Il Padiglione degli Stati Uniti accoglie con un video di benvenuto di Barack Obama. La Repubblica Ceca offre piscina con giardino e sdraio. Nel Padiglione della Cina si può salire su una sorta di bilancia che misura le abitudini alimentari. Nel Padiglione del Brasile c’è un’enorme rete sospesa, sulla quale si cammina sospesi da terra. Nel padiglione dell’Etiopia, nel cluster del caffè, è possibile gustare la bevanda preparata nel modo tradizionale. Nell’area all’aperto davanti al padiglione dell’Argentina capita di partecipare a lezioni di tango. Da segnalare infine i padiglioni di due paesi che nei prossimi anni ospiteranno l’Expo: Kazakistan (nel 2017 ad Astana, esposizione universale dedicata all’energia del futuro) ed Emirati Arabi Uniti (Expo 2020). Su questa esposizione hanno investito parecchio, e si vede.
Il Kazakistan accoglie il visitatore con un padiglione organizzato in sei stanze: all’inizio, la performance di un’artista racconta il paese attraverso immagini di sabbia, poi una serie di ambienti dedicati a risorse, tecniche e tecnologie del paese, infine una proiezione in 3D che fa vivere (anche le poltroncine riproducono i movimenti), una sorta di viaggio volante attraverso il paese fino al sito della prossima esposizione universale (si emozionano tutti, anche i giovani nativi digitali).
Gli Emirati Arabi Uniti puntano sull’acqua, con un padiglione che riproduce un paesaggio desertico e propone installazioni tecnologiche che rispondono a molte domande sull’alimentazione e la cultura locale, presentando inoltre un filmato sulla storia di un paese che nell’arco di due generazioni è riuscito a passare dal deserto, in cui l’acqua è il bene per eccellenza, ad una realtà in cui dominano le più moderne tecnologie.
Tecnologie e intrattenimento
Un elemento positivo sono gli spazi dedicati ai bambini, a cui sono riservate aree didattiche. In genere, per i giovani gli spunti non mancano: moltissimi padiglioni prevedono giochi con cibo, storia e cultura, utilizzando tecnologie a cui i nativi digitali si accostano naturalmente in un viaggio stimolante. Per i meno giovani, invece, segnaliamo una barriera architettonica invisibile: camminare per 6 km, facendo spesso file per entrare nei padiglioni, è faticoso. Chi ha acquistato un biglietto giornaliero (spendendo qualche decina di euro) rischia di vedere troppo poco.
Né le tecnologie sono alla portata dei non nativi digitali: i totem informativi non sono di immediata comprensione, bisogna fare zoom, ricliccare sulle icone o sforzarsi di capire come chiuderle, nonché interpretare le indicazioni logistiche sui percorsi senza termini di riferimento (nomi dei padiglioni, o numero delle strade). Va detto che ci sono comunque molti punti informazione fisici, che distribuiscono piantine e materiale tradizionale, alla portata di tutti. E va anche sottolineato che il personale è preparato e disponibile.
Chiudiamo ricordando che l’ingresso serale a 5 euro consente di passare una serata in un sito all’aperto, dove le occasioni di intrattenimento sono tante (Cirque de Soleil, musica, balli e perfomance). Spettacolare, di giorno e ancor più di sera, l’albero della vita progettato da Marco Balich. In generale, tanto tecnologia e tanta multimedialità: non sarà che hanno sbagliato tema?