Nei primi giorni del mese sono stati pubblicati i dati sull’inflazione europea: sebbene attesa nel primo trimestre del 2015, la deflazione ha fatto la sua comparsa nel Vecchio continente già a Dicembre 2014, con un -0.2% (+0.8 nei dati destagionalizzati), a causa dell’abbassamento degli energetici.Meglio oltre Manica, invece, dove l’inflazione a Dicembre si è fermata al 0.5% (+1.3% nei dati destagionalizzati). Sebbene la pubblicazione dei dati sull’economia inglese abbiano evidenziato una produzione industriale ed edilizia, e l’indice PMI manifatturiero inferiori alle aspettative, i dati sul mercato del lavoro sono stati positivi: disoccupazione scesa al 5.8%, salari aumentati dell’1.7% ed ore lavorate in aumento del 2.2%. Da segnalare, inoltre, una diminuzione al 2.0% della crescita del PIL nell’ultimo trimestre dell’anno (contro i 2.8% del trimestre precedente). Grazie ai precedenti dati positivi ed ad un forte settore terziario, è improbabile che l’economia nel Regno unito rallenti ulteriormente, salvo “incidenti” finanziari nell’Eurozona.
La riunione della BCE del 22 Gennaio è stata preceduta dalla decisione da parte ella Banca centrale Svizzera (SNB) di rimuovere il tetto sull’aumento del Franco Svizzero (CHF) sull’Euro portando un picco di volatilità nei mercati: nel giro di pochi minuti il CHF si è apprezzato del 30% per poi riscendere intorno ad un valore comunque superiore del 15% su quello preannuncio. Dal 15 Gennaio, giorno dell’annuncio, a fine mese si è apprezzato del 12.92% sull’Euro.
Il “Bazooka” di Mario Draghi è stato consistente, più di quanto atteso: dal prossimo Marzo, la Banca centrale acquisterà azioni del settore sia pubblico che privato fino ad un massimo di 60€ miliardi al mese, molto superiore ai 50€ miliardi aspettati dai mercati. Il programma continuerà fino alla fine di Settembre 2016, od oltre se l’inflazione non rientrerà nei livelli prestabiliti. Ma si sa, “il diavolo sta nei dettagli” e, in concessione a Germania ed Olanda da sempre contrarie al programma, l’80% degli acquisti avverrà attraverso le Banche Centrali Nazionali. Il 20% della condivisone del rischio è meglio di nulla e, in ogni caso, questo dettaglio tecnico non avrà alcun impatto negativo a breve termine sull’efficacia del programma.
I dati economici provenienti dagli Stati Uniti di un aumento dell’occupazione di 250.000 unità e di un mercato immobiliare positivo, dovrebbero portare, come confermato anche dal Presidente del FMI, Christine Lagarde, la FED ad alzare il propri tassi nel breve periodo. Aumento, per ora, rimandato da parte della Bank of England dopo i dati non completamente rassicuranti pubblicati il mese precedente. Possiamo ipotizzare un rialzo da parte della prima nella riunione di Giugno, con un aumento graduale che arriverà all’1% verso fine anno, e della seconda nell’ultimo trimestre del 2015.
In ultimo, le elezioni in Grecia hanno visto la vittoria del partito di sinistra Syriza (con il 36% dei voti), con un programma centrato sulla fine dell’austerity, e la formazione del nuovo governo attraverso l’alleanza con il partito dei Greci Indipendenti (Anel). Ad inizio settimana, abbiamo assistito all’irrigidimento delle posizioni tra Eurozone e Grecia, con il Ministro delle Finanze di quest’ultima Varoufakis che ha dichiarato che la Grecia non negozierà più con la Troika dopo che questa ha tenuto una conferenza congiunta con un “preoccupato” Dijsselbloem, Ministro delle Finanze Olandese. La situazione sembra essersi distesa nel weekend, grazie agli interventi del Primo Ministro greco Tsipras e dal Ministro delle Finanze francese durante il weekend: quest’ultimo, in particolare, ha aperto alla possibilità di un cambiamento nella maturità ed interessi del debito greco.
La preoccupazione più imminente, tuttavia, è la sorte del sistema bancario greco, dal quale provengono “rumours” incessanti di un sostenuto deflusso di depositi dopo che le azioni delle banche hanno perso il 40% durante la settimana, al momento supportate dalla BCE. La dead line è prevista per fine mese quando scadrà il programma di aiuti della Troika alla Grecia. Da segnalarsi la proposta del Ministro delle Finanze russo Anton Siluanov, all’emittente televisiva Cnbc, di aiuto alla Grecia in caso di mancato accordo; proposta rimandata al mittente dal Premier greco Tsipras in data odierna.
I dati per l’Italia sono incoraggianti. Il Centro studi di Confindustria ha pubblicato lo scorso 28 Gennaio una nota attraverso nella quale si effettuano previsioni più rosee per il futuro: le “ipotesi prudenti” permettono di delineare un PIL del 2.1% nell’anno corrente e del 2.5% nel 2016 grazie alla combinazione di fattori esterni (diminuzione del petrolio, alla svalutazione dell’Euro, all’accelerazione del commercio mondiale ed alle misure di QE della BCE), delle misure di crescita ed ai dati destagionalizzati, che vedono la stabilizzazione della domanda interna e della produzione. Il PIL potrebbe essere ancora superiore alle aspettative grazie agli effetti positivi dell’EXPO e la significativa ripresa economica degli USA.
Infine, l’indice PMI manifatturiero torna a salire questo Gennaio a 49.9 dai 48.4, contro una risalita prevista al 48.8.
Analisi fornita da Ebury