Due anni e mezzo dopo che Mario Draghi ha dichiarato che avrebbe fatto “tutto il necessario” per proteggere l’euro, la BCE ha finalmente agito. I mercati globali hanno speculato per mesi riguardo alla data, alla struttura ed alla dimensione dello schema di acquisto di bond da parte della BCE, e giovedì 22 gennaio, Draghi ha finalmente lanciato il suo “bazooka” di quantitative easing.
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Come predetto, i tassi d’interesse sono stati lasciati invariati allo 0.05%. Quello che ha sorpreso anche gli addetti ai lavori è stato, tuttavia, è la grandezza dello schema di acquisto di bond: dal prossimo marzo, la Banca Centrale Europea acquisterà titoli pubblici e privati fino ad un totale di 60 miliardi di euro al mese; una cifra molto superiore ai 50 miliardi su cui i mercati avevano scommesso.
Il programma di quantitative easing sarà portato avanti fino alla fine di settembre 2016, o anche oltre se l’inflazione non ritornerà sui livelli prestabiliti, e potrebbe ammontare a una cifra totale pari, o superiore, ai 1.200 miliardi di euro. L’ampiezza delle misure previste risulterà molto positiva per l’economia dell’Eurozona. Al momento, l’economia è in “stagnazione” e l’inflazione rimarrà bassa nei prossimi mesi, sebbene Draghi ha affermato che “aumenterà gradualmente verso la fine del 2015 e nel 2016”.
L’aspetto negativo del programma, in concessione alla Germania da sempre contraria allo schema, è che solamente il 20% delle eventuali perdite legate all’acquisto di titoli verrà condiviso. In altre parole, l’80% degli acquisti avverrà attraverso le banche centrali nazionali. Il 20% della condivisone del rischio è meglio di nulla, ma questa concessione ottenuta da Berlino diminuisce l’impegno verso una politica fiscale comune nell’Eurozona e questo pesa, e peserà, sulla moneta unica.
La reazione del mercato all’annuncio della BCE è stata volatile. EUR/USD è sceso rapidamente, cedendo l’1.5%, con l’euro che ha toccato i minimi degli ultimi sette anni sulla Sterlina inglese. Questa è la naturale reazione ad un programma che mira alla creazione di un numero sostanzioso di nuovi euro. Ci aspettiamo una pressione verso una diminuzione del valore dell’euro nelle prossime settimane e mesi.
Analisi fornita da Ebury.