Lavoratori dipendenti poco entusiasti per l’opzione TFR anticipato in busta paga, ancor più guardando alle ricadute negative sulla previdenza complementare, di pari passo con le nuove regole sui fondi pensione, liquidazione e all’aumento della tassazione della previdenza privata: se ne discute in Commissione Bilancio del Senato, in sede di analisi degli emendamenti alla Legge di Stabilità 2015.
Anticipo TFR
Secondo un sondaggio SWG, il 67% dei dipendenti non ha intenzione di chiedere l‘anticipo, mentre il 16% è indeciso e solo il 17% pensa di farlo. Tra questi, il 45% non intende spenderlo ma mettere i soldi da parte, il 15% vuole investirlo, il 21% usarlo per pagare conti e spese, il 13% tenerlo in banca, il 5% usarlo per nuovi acquisti.Poco spazio, insomma, al rilancio dei consumi che la norma vorrebbe sostenere. Anche perché dal sondaggio emerge un impoverimento delle famiglie: il 22% arriva a fine mese con molte difficoltà (nel 2009, la percentuale era ridotta al 12%), mentre l’8% spende regolarmente l’intero stipendio prima della fine del mese.
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Ricordiamo che la Legge di Stabilità prevede che dal 2015 al 2018 il dipendente possa chiedere l’anticipo del TFR, versato mensilmente in busta paga con lo stipendio, applicando la tassazione ordinaria (invece di quella separata, più vantaggiosa). Le PMI possono farsi anticipare le somme alla banca con un finanziamento assistito da garanzia, restituendo il prestito quando termina il rapporto di lavoro alle stesse condizioni previste per la liquidazione al dipendente. Nell’attesa di vedere come si comporteranno i dipendenti da marzo 2015, quando dovrebbe essere operativa la misura, arrivano critiche dal mondo economico.
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Dopo le perplessità espresse in sede di audizione parlamentare da Banca d’Italia e Corte dei Conti, arriva una presa di posizione di Assofondipensione, che ritiene la misura un pericolo per lo sviluppo della previdenza complementare. L’associazione (Confindustria, Confcommercio, Confservizi, Confcooperative, Legacoop, Agci, Cgil, Cisl, Uil e Ugl) esprime preoccupazione ritenendo che l’anticipazione del TFR, unitamente all’aumento della tassazione sui fondi pensione prevista dalla Legge di Stabilità (dall’11 al 20%, ma in Senato potrebbe limitarsi al 17%), una minaccia al sistema della previdenza complementare, che coinvolge circa 2 milioni di lavoratori. Sulla tassazione dei fondi pensione l’associazione non esclude ricorsi per via giudiziaria, anche rivolgendosi alla Corte Europea.
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Nel frattempo, Assofondipensione fornisce nuovi dati sull’andamento delle pensioni integrative: dal dicembre 2013 al settembre 2014, i fondi istituiti dalla contrattazione collettiva sono saliti del 5,8%, i fondi aperti del 5,9%, i piani individuali di tipo assicurativo del 5,1%. Rendimenti quindi più convenienti rispetto al +1,7% della rivalutazione del TFR nel 2013, che nei primi nove mesi 2014 si è ridotta all’1%. In questi casi vale sempre la pena di ricordare la differenza di fondo fra la rivalutazione del TFR, che è certa, e il rendimento dei fondi pensione, che oscillano con il mercato incamerando quindi percentuali di rischio proprie degli investimenti finanziari.