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Conti pubblici: UE, niente manovra correttiva per l’Italia

di Barbara Weisz

9 Dicembre 2014 12:43

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L'Europa mette in guardia l'Italia dopo la Legge di Stabilità 2015, ma senza chiedere manovre economiche aggiuntive. Padoan: avanti con le riforme.

L’Europa mette in guardia l’Italia sui conti pubblici, che continuano a portarsi dietro il rischio di sforamento del rapporto Deficit/PIL, ma per ora non chiede manovre aggiuntive dopo la Legge di Stabilità 2015; come sottolinea il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, viene riconosciuta «l’importanza dello sforzo italiano sulle riforme», assicurando l’impegno a proseguire su questo fronte, ma sicuramente i conti italiani restano sorvegliati speciali, pur senza la spada di Damocle della procedura di infrazione: è questa la situazione dopo le valutazioni dell’Eurogruppo (i ministri finanziari dei Paesi Euro) sulle manovre economiche (tra cui la Legge di Stabilità 2015 dell’Italia), che sostanzialmente ricalcano le posizioni già espresse dalla Commissione UE.

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Pagelle UE

Accanto ai Paesi promossi a pieno voti (Germania, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Finlandia e Slovenia), gli altri vengono divisi in due diversi gruppi: Stati con bilanci a rischio di sforamento dei parametri; Stati che necessitano di una manovra correttiva. L’Italia non è fra gli ultimi ma (insieme a Malta, Austria e Belgio) è invitata a rendere efficaci le misure per raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica. Francia, Portogallo e Spagna dovranno invece provvedere con misure aggiuntive. Grecia e Cipro rappresentano un caso a sé, essendo oggetto di un piano di salvataggio.

Pagella italiana

Le osservazioni sull’Italia sono particolarmente diplomatiche, ma non nascondono i problemi. L’Eurogruppo riconosce le circostanze macroeconomiche sfavorevoli – a partire dai perduranti effetti della crisi e dalla bassa inflazione – ma sottolinea che, a fronte di una richiesta europea di correzione dello 0,5%, la Legge di Stabilità 2015 prevede un aggiustamento limitato allo 0,1%. Attenzione: in realtà, la manovra italiana ha recepito le osservazioni a suo tempo presentate dalla Commissione Europea correggendo il tiro in corsa, passando da una correzione dello 0,1% allo 0,3%.

=> Legge di Stabilità, la UE impone all’Italia altri 4,5 miliardi

Dubbi

Escludendo che il ministri finanziari europei non conoscano la manovra, si deve ritenere che si esprimano in maniera prudenziale per sottolineare che la correzione in corsa è considerata dubbia. Sullo sfondo, una sorta di diatriba tecnica fra Ministero dell’Economia italiano e Bruxelles sul calcolo del “PIL potenziale“. In parole semplici, Roma conta sull’effetto espansivo di alcune misure già previste dalle riforme economiche (aumento PIL = diminuzione rapporto Deficit/PIL), mentre Bruxelles fa i conti a politiche invariate.

Promossi con riserva

Comunque sia, la posizione ribadita dal governo italiano a più riprese (niente manovre aggiuntive, grazie a politiche economiche e riforme per il ritorno alla crescita), viene recepita: l’Eurogruppo riconosce gli sforzi sul fronte Spending Review, privatizzazioni e piano di riforme. Di fatto, significa che un eventuale irrigidimento della posizione europea verso l’Italia è rinviato a marzo 2015, quando arriveranno le nuove considerazioni di Bruxelles sull’impatto effettivo della Legge di Stabilità e delle riforme sul ciclo economico.

Scenario

Nel frattempo si segnala il nuovo declassamento del giudizio sull’Italia da parte di Standard & Poor’s (uno dei tre colossi del rating internazionale), che ci ha classificato con un BBB-. Sullo sfondo, le posizioni critiche espresse dalla cancelliera tedesca Angela Merkel sulle nostre riforme (insufficienti a far restare l’Italia dentro i vincoli di bilancio), peraltro mitigate da quelle del Ministero delle Finanze tedesco, Wolfgang Shauble. Dal canto suo, il Governo italiano avanza spedito con le riforme, nonostante i tempi strettissimi per esercitare le deleghe del Jobs Act, a partire dall’introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (attesa nel prossimo CdM, per l’entrata in vigore dal prossimo 1 gennaio).

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