Oltre al rientro dei cervelli, il sistema Italia dovrebbe supportare anche il rientro delle imprese: parliamo di reshoring, (fenomeno limitato ma emergente nel panorama produttivo del paese) ossia di un ritorno in patria dopo il boom della delocalizzazione degli stabilimenti produttivi all’estero.
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Il tema è stato al centro dell’assemblea annuale ANIE (associazione in Confindustria delle aziende dell’Elettronica ed Elettrotecnica). Il presidente Claudio Andrea Gemme parte da quello che definisce «un dato incontrovertibile:
«senza manifattura il paese muore. L’economia può ripartire solo dalla fabbrica. La chimera di una new economy basata solo sulla finanza e sui servizi è fallita».
L’ANIE propone una ricetta: una sorta di scudo industriale, con un vantaggio fiscale non inferiore del 50% totale del costo del lavoro per chi rimpatria gli insediamenti produttivi. E una detassazione di tutti gli importi investiti da parte di chi riporta le attività produttive in Italia.Le imprese dell’Elettronica sono all’avanguardia in tema di reshoring: rappresentano il 20% del fenomeno in Italia, dietro solo a un settore chiave del Made in Italy come Abbigliamento e calzature, nel 40% dei casi PMI. I paesi da cui si ritorna sono soprattutto quelli dell’est Europa (38,5% dei casi) e Cina (30,8%), al centro della delocalizzazione degli anni scorsi. I dati si rilevano da un’indagine ANIE con il contributo di Luciano Fratocchi, portavoce del gruppo di ricerca italiano Uni-Club MoRe Back Reshoring.
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Perchè tornare conviene
Ci sono spunti interessanti in relazione ai motivi per cui le imprese ritornano: che aveva delocalizzato per risparmiare sui costi di pruduzione (86%) e lavoro (75%) ora torna per poter controllare meglio la qualità (30%), essere più vicini ai centri di ricerca e sviluppo italiani (25%), risparmiare sulla logistica (22,2%).
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Altro trend importante per la competitività: l’innovazione. Ptima evidenza: le aziende protagoniste del reshoring sono anche quelle che più investono in innovazione, tecnologie, nuovi modelli organizzativi. Il settore rappresentato dall’ANIE in questo caso risulta particolarmente virtuoso (rispetto alla media italiana): il 40% delle imprese del campione investe in R&S più del 4% del fatturato. Allargando la percentuale al 60%, gli investimenti restano comunque sopra il 2%. Quanto al rapporto fra innovazione e reshoring, ad esempio l’adozione di tecnologie è più alta fra le imprese che sono rientrate (al 60%), che non fra tutte le imprese associate (al 50%).
Industria 4.0
E siamo al terzo passaggio-chiave, ovvero il modo in cui l’innovazione è destinata a cambiare la produzione. Oggi il 90% dei processi è supportato dall’ICT. Il futuro, l’Industria 4.0, prevede sistemi di fabbricazione in cui prodotti intelligenti utilizzano sensori per fornire istruzioni di lavorazione alle apparecchiature di produzione. Software, processori miniaturizzati, sensori e trasmettitori, prodotti e macchine che comunicano in wireless attraverso l’IoT (Internet of thinks), internet delle cose. In questo contesto, a fare la differenza in azienda saranno le specializzazioni e le competenze.
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Expo 2015
Fra le opportunità da valorizzare, spicca Expo 2015, volano di competitività per le imprese italiane. ANIE partecipa al Padiglione Italia con la mostra permanente “Il cibo dei desideri“, definita da Gemme «l’occasione per mostrare al mondo l’apporto delle tecnologie del settore elettrotecnico ed elettronico in campo alimentare».
Per approfondimenti: Indagine ANIE Verso L’industria 4.0