La buona notizia è che nel 2013 sono aumentati gli iscritti ai Fondi Pensione e che i rendimenti sono stati migliori del TFR. La cattiva è che aumentano le sospensioni (di versamenti) e che in vista potrebbe esserci una stangata fiscale (+0,5% di tassazione a beneficio delle casse previdenziali). Il report sui previdenza complementare e fondi pensione è contenuto nella Relazione annuale COVIP, l’autorità di vigilanza di categoria, mentre l’ipotesi di aumento fiscale è contenuta in una proposta di emendamento al Decreto IRPEF in discussione al Senato. Vediamo tutto.
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Fondi Pensione
A fine 2013 gli iscritti erano 6,2 milioni (+6,1% rispetto all’anno precedente). I fondi negoziali vedono una diminuzione intorno all’1%, mentre ad aumentare sono soprattutto i fondi aperti (+7,7%) e i PIP (Piani Individuali), con un balzo del 18,9%. Sono queste ultime due categorie che portano l’asticella totale 2013 al rialzo, anche al netto delle 139mila uscite.Sono circa 1,4 milioni gli iscritti che hanno smesso di pagare i contributi, con un aumento di 140mila unità rispetto all’anno precedente. Il fenomeno è più evidente fra i lavoratori autonomi (36%), meno tra i dipendenti (18%). Riguarda soprattutto fondi aperti e forme pensionistiche individuali, che non consentono il riscatto in seguito a dimensioni o licenziamento.
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E veniamo a quello che è tradizionalmente il punto debole dei fondi italiani: la percentuale di adesioni rispetto alla platea potenziale (occupati e coloro che sono in cerca di lavoro): 24,3%, in rialzo rispetto al 22,7% del 2012. Sul totale degli occupati è al 27,7%: anche questo è un dato in rialzo negli ultimi anni, ma siamo ancora lontani dai livelli medi che si registrano in altri paesi europei, intorno al 45%. Ci avviciniamo solo se si considerano le adesioni dei lavoratori del settore privato: 32,2%, pur con forti differenze a seconda delle dimensioni aziendali. In base a un’indagine campionaria COVIP- CENSIS, si passa dal 45-50% nelle imprese con almeno 50 addetti al 20% nelle imprese più piccole.
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Rendimenti
Tutti i rendimenti sono nettamente superiori a quello del TFR (Trattamento di Fine Rapporto), che nel 2013 si è rivalutato dell’1,7%, mentre i fondi aperti hanno assicurato un rendimento dell’8,1% e quelli negoziali del 5,4%. I PIP hanno reso il 12,2%.
Guardando al portafoglio, l’andamento migliore si riscontra per i fondi che investono maggiormente nel comparto azionario, +12,8% i negoziali, +16% i fondi aperti, +19,3% i PIP, +6,6% i bilanciati, +8,3% negoziali, PIP e fondi aperti. Risultati inferiori per gli obbligazionari (in alcuni casi qui si va sotto il TFR). Il confronto con il TFR tiene anche se si considera l’andamento dall’inizio del 2000: i fondi pensione si sono rivalutati del 48,7%, il TFR del 46,1%.
Attenzione: il rendimento dei fondi è una media che racchiude l’intero comparto (all’interno del quale ci sono prodotti che hanno perso e altri che hanno guadagnato), mentre quello del TFR riguarda effettivamente l’andamento di tutti i trattamenti di fine rapporto (non soggetti a oscillazioni di mercato). E’ il solito discorso sull’investimento sicuro e sul rischio, che ogni investitore deve considerare.
Le tasse
Infine, l’amaro capitolo fiscale: in vista potrebbe esserci un aumento dello 0,5% dell’imposizione fiscale su questi prodotti, che passerebbe quindi all’11,5% (dall’attuale 11%, stessa aliquota del TFR). Lo prevede un emendamento, non ancora stato ufficialmente presentato, al DECRETO IRPEF (Dl 66/2014). Si tratta del cosiddetto emendamento “salva-casse”: l’aumento fiscale sui fondi pensione servirebbE a evitare un altro rialzo, quello per i rendimenti delle casse previdenziali private dal 20 al 26% (equiparate alle rendite finanziarie). In realtà, l’aumento per le casse sarebbe solo “sterlizzato” per il 2014, attraverso un credito d’imposta. Comunque, per il momento si tratta solo di un’ipotesi, il prossimo appuntamento sul fronte della conversione in legge del DL è fissato per martedì 3 giugno in commissione al Senato.