Il bitcoin è fondamentalmente una forma di moneta virtuale, probabilmente la più nota, che può essere generata sfruttando la potenza di calcolo dei computer e che inizialmente valeva solo pochi dollari (è nato nel 209), per poi prendere il volo raggiungendo quota 1.000 dollari nel 2013, quindi crollare di nuovo fino al valore di 220 dollari a fine 2015 e di nuovo salire progressivamente, fino a tornare ad inizio 2017 ai livelli del 2013 e fare un’escalation incredibile sfiorando ad inizio dicembre il valore di 17.000 dollari.
Nel tempo, ad evolvere è stato anche l’interesse stesso verso la criptovaluta, osservata con attenzione anche dai non addetti ai lavori; un’evoluzione che l’ha trasformata in un ibrido tra una moneta, ovvero un mezzo di pagamento, e un asset di investimento.
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Come funzionano i bitcoin
Il sistema dei bitcoin si basa su un sistema peer to peer (P2P) open source che utilizza un database distribuito che tiene traccia di tutte le transazioni, la cui regolarità, autenticità e riservatezza viene garantita da un sistema di crittografia a chiave pubblica. Come in ogni rete peer to peer, non vi è un gestore centrale dei bitcoin che ne controlli il traffico o il valore, né tanto meno vi sono intermediari. Esiste però una fondazione no-profit “Bitcoin Foundation” raccoglie membri rispettati della comunità e sviluppatori di programmi per ottenere bitcoin pur non potendo agire direttamente sul funzionamento della rete o sul valore della criptovaluta.
Come si usano i bitcoin
Si stanno moltiplicando le aziende e i negozi (bar, ristoranti, farmacie e così via) che accettano la criptovaluta come pagamento, a partire da Microsoft, passando per Badoo, Zynga, Expedia, WordPress, Wikipedia, ed Etsy. Esistono anche dei bancomat per bitcoin che consentono di convertire criptovaluta in euro e viceversa.
Mancano però all’appello piccoli e grandi nomi dell’e-commerce, primi fra tutti Amazon, che ancora non hanno detto sì ai bitcoin.
Trattamento fiscale dei bitcoin
Sottolineiamo che i bitcoin sono legali e riconosciuti anche in Italia tanto che non molto tempo fa, con la risoluzione n. 72/E/2016, l’Agenzia delle Entrate ha fornito, in risposta ad un interpello, chiarimenti al trattamento fiscale dell’acquisto e vendita di bitcoin e monete virtuali a fronte degli orientamenti indicati dalla Corte di Giustizia dell’UE.
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In particolare, viene chiarita l’esenzione IVA per le operazioni di cambio di bitcoin e, sul piano della tassazione diretta, che i ricavi che derivano dall’attività di intermediazione nell’acquisto e vendita di bitcoin sono soggetti ad IRES ed IRAP, al netto dei relativi costi. La valutazione dei bitcoin di cui la società dispone a fine esercizio deve essere fatta considerando il valore normale, ovvero la loro quotazione in quel momento.
Future sui bitcoin
Il fenomeno ha raggiunto nel corso del 2017 dimensioni tali da attirare l’interesse anche la finanza più istituzionale tanto che Il Chicago Board Options Exchange ha lanciato i future sui bitcoin, ovvero dei titoli che scommettono su un suo rialzo o su un suo ribasso della criptovaluta, e presto dovrebbe arrivare un altro future lanciato da Cme.
Investire nei bitcoin
Il protocollo dei bitcoin prevede l’emissione di un numero limitato di monete a poco più di 21 milioni e ogni quattro anni la quantità di monete create viene dimezzata. Di conseguenza, i nuovi bitcoin saranno in futuro sempre meno e si dovrebbe arrivare nel 2030 a quota 20 milioni. I bitcoin non dovrebbero quindi risentire dell’inflazione. Quella che non è nota e prevedibile è la domanda, vista anche presenza di altre criptovalute. Per investire sulla criptovaluta basta registrarsi su una piattaforma di scambio e aprire un proprio portafogli virtuale. I rischi sono legati alla volatilità dell’asset e alla non regolamentazione del mercato.